"Molta gente non si rende conto. Ci sono anche alcuni italiani che mi dicono di non avere un'idea molto precisa di quello che sta succedendo, ma sono soprattutto i nostri connazionali che cercano di far passare il messaggio e la gravità della situazione, alla luce di quello che sta succedendo in Italia".
Chiara ha 42 anni compiuti da un mese esatto, è torinese, ma da 13 anni vive a Londra dove lavora nell'ambito della cooperazione internazionale. Ha una figlia di 6 anni e una di 4. E il suo occhio su quel che accade intorno a lei - in piena emergenza da Coronavirus - è decisamente stupito.
Chiara, cosa fa Londra in questo momento per proteggersi dal contagio da Covid-19?
"La sensazione generale è che pensino che il problema non li riguardi, non ci riguardi. Anche i media stanno ancora dicendo che l'impatto in Inghilterra non sarà come è stato in Italia, dove sostengono la popolazione sia più anziana e la reazione sia stata più lenta".
Ma hanno dato delle disposizioni?
"Per ora hanno detto di non uscire alle persone che possono avere sintomi sospetti. Hanno vietato le gite scolastiche fuori dall'Inghilterra e i viaggi in crociera. Ma tutto il resto, come si dice qui, è 'business as usual' ed è preoccupante. La comunicazione tende a sottostimare e sembra quasi che puntino a sviluppare l'immunità di gregge, ma è un scherzare con il fuoco".
Come funziona la sanità in Inghilterra?
"E' pubblica, come in Italia, ma di recente ha subito tagli. Sappiamo che in questo momento stanno svuotando e convertendo interi reparti degli ospedali, ma noi italiani conosciamo bene il tema dei posti necessari in rianimazione".
E nel frattempo cosa fate?
"Sembra di vivere un incubo in slow motion. Sta arrivando, ma nessuno fa nulla. In tanti uffici, soprattutto gli italiani stanno cercando di organizzarsi con lo smart work e a Londra il Consolato ha istituito una task force per noi italiani. Però tutto il resto rimane identico: la metropolitana è una scatola di sardine e infatti io cerco di uscire presto al mattino per evitare le ore di punta, i pub sono strapieni di persone e anche nelle scuole tutto procede. Anche in questo caso sono gli italiani che stanno sollevando il problema, anche con petizioni".
Dopo la Brexit, l'Inghilterra è ancora un po' più lontana. Con quale sensazione state a Londra, di questi tempi?
"C'è un po' di apprensione. I miei genitori vivono in un piccolo paese e sono abbastanza tranquilli, ma ci chiediamo quando riusciremo a rivederli, di questo passo".
Cronaca | 13 marzo 2020, 16:45
"Io, torinese a Londra ai tempi del Coronavirus: qui non si rendono conto di quel che potrebbe accadere"
Chiara ha 42 anni e vive nella capitale britannica da 13 anni: "C'è disattenzione, soltanto gli italiani cercano di dare l'allarme. Per ora si comportano tutti come se niente fosse e le disposizioni sono minime"
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