Esattamente cento anni fa si apriva l’occupazione della fabbrica lusernese Pralafera e, a catena, degli stabilimenti industriali tessili di proprietà della famiglia Mazzonis. «Assieme alla Resistenza, è stato uno dei momenti più alti per la mobilitazione della società civile nella nostra Valle» così, da alcuni, viene ricordato l’avvenimento del 27 febbraio del 1920. Proprio oggi, nell’anniversario del primo giorno di protesta, era previsto l’inizio della rassegna organizzata dal Gruppo Teatro Angrogna dedicata alla ricorrenza, che prevede concerti, spettacoli e conferenze fino al 18 aprile. La conferenza in programma questa sera, e la proiezione al Teatro del Forte programmata per sabato, sono state sospese, infatti, per il divieto di tenere manifestazioni per il rischio di diffusione del Coronavirus.
Perché dedicare tutta questa attenzione a un’occupazione? «La protesta partita dalla fabbrica di Luserna, e che toccò gli altri stabilimenti Mazzonis: quello lungo la fondovalle che sale a Pradeltorno, la Stamperia di Torre Pellice, quello di Pont Canavese e il cotonificio di Torino, fu premonitrice dei grandi scioperi che coinvolsero le grosse realtà industriali del nord Italia nel settembre del 1920» racconta Jean Louis Sappé del Gruppo Teatro Angrogna che ha ricostruito e messo in scena ciò che successe quei giorni. Gli accadimenti salirono alla cronaca della stampa nazionale, come spiega Sappé: «Per la prima volta la Valle meritò le prime pagine dei quotidiani, sul Corriere della Sera ne scrisse Luigi Einaudi». A scatenare la rivolta furono le operaie (lavoravano 4.000 donne a Pralafera), in particolare una diciassettenne, Domenica Bertino che dopo le sue 8 ore di lavoro, si rifiutò fermasi nello stabilimento per lo straordinario obbligatorio. «Dopo averla picchiata, il capo reparto la cacciò e fu a quel punto che le sue colleghe rifiutarono di rimettersi al lavoro e la protesta divampò» racconta Sappé.
Un evento storico, dunque, in una Valle dove si usava dire: “Non si muove foglia che Mazzonis non voglia” e dove la vita veniva scandita dal fischio delle caldaie della fabbrica di Luserna fino alla chiusura definitiva degli stabilimenti nel 1966: «Ancora ricordo che per noi giovani studenti che scendevamo con il treno a Pinerolo, il fischio delle 6 significava che dovevamo affrettarci a raggiungere binari» ricorda Sappé. Tante erano, infatti, le famiglie che vivevano del lavoro in quegli stabilimenti e gli operai arrivavano anche da Barge e Bagnolo.
I prossimi eventi in programma - che si svolgeranno a meno di nuove ordinanze - sono: giovedì 5 marzo, alle 21, in Biblioteca delle Resistenze e Museo della Stampa Clandestina (via Arnaud, 30) di Torre Pellice conferenza di Lorenzo Tibaldo: “Se otto ore vi sembran poche: le ragioni dell’occupazione”, giovedì 12 marzo, alle 21, sempre in Biblioteca delle Resistenze tavola rotonda con Gian Vittorio Avondo, Bruno Rostagno e Vittorio Vergaro: “L’occupazione di Pralafera nella cronaca della stampa locale”, giovedì 19 marzo a Luserna San Giovanni nella Saletta d’Arte (via Ex Deportati e Internati, 24), alle 21, “Le canzoni di Pralafera” recital del Gruppo Teatro Angrogna.
Nel mese di aprile il Gruppo Teatro Angrogna metterà in scena il nuovo spettacolo “Le donne di Pralafera” alle 21 in Sala Albarin (Via Beckwith, 49) di Luserna San Giovanni, nelle date seguenti: sabato 4, venerdì 17 e sabato 18 aprile; è consigliata la prenotazione: tel. 0121 953026 (ore 10-12 e 17-19), o dai soci, fino al giorno precedente la rappresentazione. Gli eventi sospesi e che verranno riproposti in data da definire sono la conferenza di Daniele Arghittu “Cronaca dell’occupazione” e la proiezione del film Rai girato con la collaborazione del Gruppo Teatro Angrogna “Pralafera 1920”. La rassegna è organizzata con la collaborazione del Comune di Luserna San Giovanni, Comune di Torre Pellice, Chiesa valdese di San Giovanni, Comitato Valpellice per la difesa dei Valori della Resistenza e della Costituzione, Società operaia e di Mutuo Soccorso di Torre Pellice.
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