Anche questa mattina gli scaffali di molti supermercati torinesi mostravano la faccia di quella che ormai è uno degli effetti "tangibili" del Coronavirus: l'assalto ai prodotti da parte della gente per fare scorta. Uno scenario che si ripete ormai da domenica e che richiede agli stessi centri di grande distribuzione di "rifornire" fin alle prime ore della mattina per quanto possibile.
Da più parti arrivano inviti a desistere da questi comportamenti, difficilmente giustificabili al momento, ma evidentemente l'ansia ha la meglio, almeno in questi primi giorni. E se da un lato i ritmi per chi lavora nei supermercati sono decisamente fuori dal comune, dall'altro si va incontro anche ad almeno un paio di rischi: quello dello spreco di cibo e quello di una dieta male assortita.
Proprio alcuni dei temi-cardine del Festival del Giornalismo alimentare che si è celebrato a Torino nella sua edizione 2020 solo pochi giorni fa. "Ci prepariamo a un periodo in cui la dieta non sarà di certo sana, almeno stando a quello che si è potuto vedere in questi giorni andando a fare la spesa", commenta Massimiliano Borgia, ideatore e direttore del Festival. "E francamente su alcune scelte sono rimasto anche stupito".
A sparire dagli scaffali, infatti, sono stati prodotti a lunga conservazione (a volte lunghissima) come pasta, passata di pomodoro, tonno e legumi in scatola. "Ma anche il latte - dice Borgia - così come il sale. Ecco, sul sale sono stupito: andiamo sempre di più verso un'alimentazione senza o con poco sale, non capisco perché la gente ne abbia fatto scorta. Lo zucchero invece non è stato quasi toccato. Ma è piuttosto inspiegabile pure la farina: è chiaro che si tratta di un alimento essenziale, ma quasi nessuno ormai, tranne qualche mamma o nonna, è in grado davvero di realizzare cibi partendo dalla farina. Tutto ormai si fa con basi già preparate. E poi mancano i forni adatti, in casa: con quelli standard, al massimo, ci si può fare i biscotti".
Discorso a parte meritano verdura e carne. "E' vero che sono alimenti che si consumano in fretta, ma che alla peggio si possono conservare nel surgelatore. Però se sono sparite anche tante insalate e formaggi freschi, in questo caso il rischio che li si debba buttare via è alto. Un rischio che si moltiplica per i ristoranti: loro devono per forza avere robuste scorte di fresco, ma se si conferma il calo di questi giorni, proprio a causa dei timori da Coronavirus, allora saranno davvero costretti a buttare via molto cibo. Una risposta attendibile potremo averla solo tra qualche settimana, osservando la raccolta differenziata dei rifiuti e in particolare dell'umido".
L'altro aspetto in gioco, invece, riguarda l'alimentazione in sé. "Non si possono mangiare solo scatolette e cibi a lunga conservazione per troppo tempo, altrimenti ne va di mezzo la dieta delle persone - ammonisce Borgia -. Non sarà un'alimentazione sana, questo è sicuro. Questo è forse il momento in cui le istituzioni per prime dovrebbero fornire indicazioni precise su cosa comprare e in quali modalità consumarle, soprattutto con le scuole chiuse e tante persone a casa".
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