Il Nazionale

Cronaca | 27 novembre 2025, 16:53

Gettandolo in acqua causò la morte di Abdou? La Procura dei Minori chiede il giudizio immediato per l’amico del 13enne di Bra affogato nel Tanaro

Indagato per omicidio volontario con dolo eventuale e tuttora agli arresti in una comunità protetta, il giovane respinge la ricostruzione degli inquirenti e si professa innocente. I suoi difensori hanno chiesto di avvalersi del rito abbreviato

Gettandolo in acqua causò la morte di Abdou?  La Procura dei Minori chiede il giudizio immediato  per l’amico del 13enne di Bra affogato nel Tanaro

Va nella direzione del giudizio immediato la richiesta che la Procura dei Minori di Torino ha avanzato nei giorni scorsi nei confronti del 15enne braidese indagato per la morte di Abdou Ngom. I due erano erano parte del gruppo di giovanissimi che lo scorso 22 aprile partecipò alla gita alla spiaggia dei Cristalli di Verduno: un’escursione dalla quale, come noto, il secondo non fece ritorno, inghiottito dalle acque del Tanaro.

Dalla fine del maggio scorso l’amico risulta sottoposto alla misura cautelare degli arresti e condotto in una comunità protetta nel Torinese, indagato dalla Procura dei Minori di Torino con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale.

In quel mattino di aprile, il martedì dopo Pasquetta, insieme a tre amici, anche loro di origine straniera, Abdou Ngom aveva raggiunto in bicicletta la piccola spiaggia di regione Gorei, alle spalle del cantiere dell’Asti-Cuneo. Furono i compagni a lanciare l’allarme spiegando che Abdou era scivolato in acqua ed era stato trascinato via dalle correnti di un fiume ingrossato e reso torbido dalle piogge cadute dei giorni precedenti.

Seguirono ricerche che non diedero esito, col coinvolgimento di sommozzatori dei Vigili del Fuoco, elicotteri e droni, squadre di soccorritori provenienti anche da Lombardia, Emilia e Toscana e il coinvolgimento di diverse associazioni di volontari. Vane anche le ricerche riprese per alcuni giorni nell’agosto scorso su impulso dei sindaci di Bra, Alba e Verduno.

Prima di allora le indagini condotte dai Carabinieri di Bra avevano portato all’epilogo ora oggetto dell’imminente processo, accreditando così le insistenti voci andate diffondendosi nella città di residenza dei quattro sulla possibilità che il ragazzo non fosse scivolato in acqua autonomamente, ma che vi fosse stato buttato dall’amico.

In tale direzione gli accertamenti compiuti dagli inquirenti tramite il ricorso a intercettazioni ambientali, il sequestro degli smartphone in uso al gruppo, l’esame delle conversazioni tenute dai tre ragazzi via chat e il confronto delle versioni da loro rese agli investigatori.

Non dando retta alle implorazioni di Abdou, che chiedeva di non farlo in quanto non sapeva nuotare, l’amico lo avrebbe gettato andando così incontro alle possibili fatali conseguenze poi concretizzatesi nella morte del ragazzino. Da qui l’accusa di omicidio "con dolo eventuale", riferita cioè a un atto il cui autore, pur non volendo cagionare direttamente la morte di un altro soggetto, ha messo in conto il possibile verificarsi di tale conseguenza.

Difeso dagli avvocati Piermario Morra e Giuseppe Vitello, il giovane imputato nega con fermezza tale ricostruzione, di essere stato lui ad avere spinto in acqua l’amico nonostante le proteste e l’opposizione di quest’ultimo. I suoi legali hanno chiesto di potersi avvalere del giudizio abbreviato, rito che prevede di evitare il dibattimento giudicando sulle base degli atti raccolti durante le indagini preliminari. Si attende la fissazione dell’udienza.

Ezio Massucco

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