Il Nazionale

Cronaca | 27 novembre 2025, 15:31

Omicidio Nada Cella, per la difesa Cecere "non ha commesso il fatto"

In otto punti, la legale ha mostrato le 'falle' dell'impianto accusatorio: dalla mancanza di rapporti con Cella, a quelli inesistenti con Soracco, dalla mancata presenza sul luogo del delitto, la falsa fuga da Chiavari, alla disponibilità economica per il lavoro, passando dalla personalità, la mancanza di movente fino alla prescrizione

Omicidio Nada Cella, per la difesa Cecere "non ha commesso il fatto"

Anna Lucia Cecere, l’ex insegnante accusata di avere ucciso la segretaria Nada Cella il 6 maggio 1996, “non ha commesso il fatto”. Lo ha ribadito oggi in aula l’avvocata Gabriella Martin, che insieme al collega Giovanni Roffodifende la principale imputata.

In otto punti, la legale ha evidenziato quelle che ha definito le “falle” dell’impianto accusatorio: la mancanza di rapporti con Cella, quelli inesistenti con Soracco, la mancata presenza sul luogo del delitto, la presunta falsa fuga da Chiavari, la disponibilità economica per il lavoro, la personalità, la mancanza di movente fino alla prescrizione.

“Cecere chiedere di poter tornare a vivere libera da una accusa che non le appartiene. Chiede la libertà di una donna innocente”, ha sottolineato la difesa. Secondo l’avvocata, “È doveroso individuare non una verità ma la verità. E la verità si fonda su certezze. Invece in questo processo sono emersi elementi confusi e che non vanno oltre il ragionevole dubbio. Ci vuole la verità che rende giustizia. Invece qui c'è un racconto psicologico. Le emozioni, per quanto umane, non possono sostituirsi ai fatti, alle prove, alla verità. Non esiste prova certa come non ci sono indizi precisi e concordati che individuino Cecere come autrice reato, direttamente e neppure indirettamente”.

Secondo la difesa, le due donne non si conoscevano. Non c’era alcuna relazione, nemmeno nascosta, con Soracco. Cecere “non viene collocata sul luogo del delitto da nessuno e anche il bottone trovato sulla scena del delitto è diverso da quelli che le trovarono in casa. E poi quel giorno stava andando a lavorare a Santa Margherita”. L’ex insegnante lasciò Chiavari “non per scappare da chissà cosa. Voleva iscriversi all’università e le mancava l'ultimo anno integrativo per avere il diploma quinquennale”.

Il 4 dicembre parlerà l’altro difensore, mentre il 18 è prevista la sentenza.

Redazione

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