Il Nazionale

Cronaca | 27 novembre 2025, 09:45

Picchiata e violentata dall'ex compagno: la condanna arriva dopo sette anni

L'uomo, su cui pesava anche un mandato di arresto europeo, era scappato prima in Germania e poi in Romania

Picchiata e violentata dall'ex compagno: la condanna arriva dopo sette anni

Otto anni e dieci mesi di carcere. É questa la condanna inflitta dal tribunale di Cuneo a S. A. P., cittadino romeno residente nel Monregalese, arrivata dopo sette anni di violenze perpetrate sulla sua ex compagna, madre dei suoi figli.   

Nove i capi d’accusa che la Procura contestava al latitante: lesioni, violenza sessuale, furto, furto in abitazione, violazione di domicilio, violenza privata, minacce, stalking e diffamazione. 

Quelle aggressioni, che la donna subì, si riferiscono al maggio 2018, quasi un anno prima dall’ultimo avvistamento dell’uomo in Italia. La vicenda arriva da un piccolo comune del Monregalese, dove l’imputato viveva insieme ai genitori dal 2015.

 A qualche centinaio di metri di distanza abitava la ex compagna con le figlie piccole e, sulla stessa strada, la madre di lei, da cui più volte si sarebbe rifugiata in cerca di aiuto dopo le violenze subite. 

S. A. P. era già stato denunciato e processato nel 2015 per maltrattamenti sulla donna e, da quel momento, i due vivevano separati. 

Era l’11 maggio 2018 quando una pattuglia, durante un controllo sulla provinciale 143, notò una Punto blu che faceva avanti e indietro nel tratto di strada compreso fra Battifollo e Scagnello. 

Alla guida di quella macchina c’era la donna che, “visibilmente scossa”, come annoteranno i militari, raccontò di una lite avuta con l'ex compagno qualche ora prima. 

Quella mattina, verso le 4.30, l’uomo, rompendo la finestra, si era introdotto nell'appartamento della donna pretendendo che lei gli sbloccasse il suo cellulare: “Voleva leggere i suoi messaggi e vedere le sue chiamate” aveva spiegato un luogotenente.   

Dopo aver raccolto la denuncia della donna, le autorità iniziarono a cercare l’uomo. 

Poi, il 24 maggio, ci fu un’integrazione: la donna telefonò ai carabinieri dalla casa della madre, dove si era rifugiata. Mentre i bambini si trovavano in un’altra stanza lui la obbligò a seguirlo in bagno, dove la picchiò e violentò prima di costringerla con un coltello a seguirlo in auto con l’intento di ucciderla.  

Sanguinava dal labbro, aveva segni sul collo” - aveva spiegato in aula il maresciallo -. L'appartamento era stato completamente messo a soqquadro. In bagno c’erano panni e asciugamani sporchi di sangue per terra e disordine dappertutto. Segni di effrazione, vetri di finestre rotti. Demmo l’ordine di cercare la Ford Focus su cui l’imputato si era allontanato”. 

In quel bagno, questa la versione dell'imputato, non ci sarebbe stato sangue,"era solo sporco, come sempre". Presente in aula, l'uomo ha infatti negato tutte le accuse a suo carico. 

Mentre le ricerche di S. A. P. erano in corso, la donna venne anche ricoverata all’ospedale di Mondovì nel reparto di ginecologia per le gravi ferite riportate. La prognosi fu di 25 giorni. 

L’auto dell’imputato era stata segnalata verso le 6 di mattina a Mondovì, proveniente da Vicoforte: orario compatibile con quanto spiegato dalla donna. “Ci raccontò che lui aveva cercato di farla salire in auto con la violenza - aveva proseguito il luogotenente - e aveva una ferita da coltello sul tallone”. 

Nei giorni a seguire la Ford Focus venne vista a Trieste: “Capimmo che era diretto in Romania - ha detto il militare -. Un anno dopo fu fermato e identificato in Germania per una rissa in un bar. Riuscì però a scappare dal commissariato di Polizia durante le pratiche per la segnalazione”.
 

Un mese dopo, poi, il ritorno in Italia: "Ebbe un incidente autonomo sulla fondovalle Tanaro - ha concluso  -. Fu soccorso e trasportato all’ospedale di Mondovì, ma si allontanò a bordo di un'auto tedesca appena seppe dell’arrivo dei Carabinieri. Da allora ha fatto perdere le sue tracce”.

Costituitasi parte civile, la donna se ne è andata dall’Italia e oggi ha una nuova vita. 
 

CharB.

Commenti