Si è conclusa la lunga commissione consiliare dedicata alla crisi di AMT, convocata per fare chiarezza sullo stato dell’azienda e sulle strategie di rilancio. Al centro del dibattito, la situazione finanziaria della municipalizzata e le prospettive di un piano di salvataggio che dovrà definire i futuri assetti industriali e occupazionali.
Oltre ai consiglieri comunali, in aula erano presenti anche i lavoratori di AMT, che seguono con grande attenzione gli sviluppi della vicenda e gli aggiornamenti sullo stato di un’azienda in difficoltà che coinvolge direttamente il loro futuro.
A chiudere la commissione è stato l’intervento del vicesindaco e assessore al Bilancio Alessandro Terrile, che ha risposto a una lunga serie di domande e osservazioni dei consiglieri di opposizione: “Primo elemento: i numeri non sono certi, chi dice il contrario sbaglia. Il bilancio 2024, come ha ricordato il consigliere Franciolini, non è stato approvato: sarebbe stato meglio farlo nei termini, ma non è stato possibile. Una delle ragioni è che c’erano problemi economici. Non mi si dica che non c’è trasparenza: abbiamo consegnato a tutti i consiglieri e ai sindacati documenti che non erano mai stati resi disponibili nella storia del Comune per una società partecipata. I numeri sono quelli, drammatici, e saranno ulteriormente affinati dal consiglio di amministrazione”, ha esordito Terrile.
“Chi pensa che spostare 12 milioni tra 2024 e 2025 sia una questione politica non ha capito la gravità della situazione. Il fallimento di AMT porterebbe con molta probabilità al dissesto del Comune di Genova. Le prime segnalazioni di crisi non arrivano da chi voleva fare colpi di scena, ma da documenti ufficiali: tra giugno e luglio il collegio sindacale e Deloitte hanno scritto relazioni drammatiche, inviate tramite PEC, che descrivevano una situazione gravemente compromessa”, ha aggiunto.
Il vicesindaco ha poi ricordato come “già a giugno il direttore finanziario avesse messo a verbale che AMT non avrebbe avuto le risorse per arrivare a fine luglio”. “Da quel momento, insieme all’assessore Robotti, abbiamo fatto decine di riunioni con creditori, Città Metropolitana, Trenitalia e Regione. Grazie a questo lavoro siamo riusciti a garantire liquidità temporanea. Non abbiamo risolto i problemi, ma almeno abbiamo evitato che a luglio l’azienda collassasse. Ora lavoriamo ogni giorno per far affluire liquidità fino all’approvazione del piano, che sarà la ‘botta’ necessaria per rimettere in moto AMT”, ha spiegato Terrile.
Secondo il vicesindaco “non si tratta solo di una ricapitalizzazione, ma di un’operazione complessa: se il capitale non c’è, i soci rispondono illimitatamente. Il numero dei decreti ingiuntivi è tale che, senza interventi, la liquidità finirebbe al creditore più veloce e non ai lavoratori o ai servizi”.
Sulla natura della crisi, Terrile è stato netto: “Non è un problema nato ora. Sono tre anni di squilibri e nessuno ha avuto il coraggio di dire che il contratto non era adeguato. Serviva alzare il corrispettivo e mettere risorse, ma si è preferito giocare con i crediti. Quando l’ex sindaco Bucci firmò l’accordo sulla gratuità, si sapeva che il Comune non avrebbe potuto sostenerlo, ma l’azienda aveva fornito previsioni sbagliate: se avessimo saputo che avremmo perso venti milioni all’anno, non si sarebbe firmato”.
“Oggi - ha aggiunto - il contratto in house non può essere modificato arbitrariamente: servono criteri oggettivi e un piano condiviso con Città Metropolitana, Comuni e Regione. Bisogna dire chiaramente che i costi sono aumentati e il corrispettivo non è più adeguato. È giusto che aumentino gli stipendi, ma se non cresce il Fondo unico dei trasporti, l’equilibrio non regge”.
Terrile ha poi parlato dei fondi MASE, spiegando che “hanno portato 12,5 milioni in tre anni, arrivati e pagati la scorsa settimana. Ma il calo dei ricavi è stato di 35 milioni: non si può pensare di reggere così. Serve una manovra tariffaria, che inciderà su gratuità, abbonamenti e mensili. Potessi dire che tutti viaggiano gratis lo farei, ma qualcuno deve pur pagare. Non possiamo contare solo su quei fondi, anche se sarà importante accedervi quando arriverà il decreto interministeriale, previsto per metà novembre”.
Sul fronte dei rapporti con Trenitalia, Terrile ha precisato: “La situazione è complessa: ci siamo trovati con un decreto ingiuntivo da 9,8 milioni e un pignoramento sui conti correnti AMT. Abbiamo avviato trattative che stanno portando a un accordo: la deadline è il 31 dicembre. Per ora, il decreto non è stato emesso”.
Quanto alle consulenze, l’assessore ha risposto alle critiche: “Le consulenze costano, ma servono. AMT nel 2023 ha speso oltre un milione, nel 2022 un milione e ottocentomila. Un’azienda di queste dimensioni deve rivolgersi a professionisti”.
Sul piano di risanamento, ha annunciato che “PWC lo consegnerà oggi all’azienda. Nei prossimi giorni inizieranno i colloqui e le condivisioni con sindacati e utenti. Se si incide sulle tariffe, bisognerà valutare gradualità e criteri ISEE: serve tempo per introdurli”.
Quanto al coinvolgimento del Consiglio comunale, Terrile ha garantito che “questa è la prima di una serie di commissioni, alcune informative e altre deliberative. Se, come probabile, si procederà a un aumento di capitale - in denaro o in patrimonio - sarà il Consiglio comunale a deliberare sulla base dei pareri tecnici. Il Comune potrà intervenire anche tramite FSU, la finanziaria partecipata al 100%, ma vedremo se farlo direttamente o tramite essa”.
Sul fondo da 7,8 milioni, Terrile ha ricordato che “la precedente amministrazione aveva accantonato 14 milioni per prudenza contabile. Quei soldi sono stati pagati ad AMT, e oggi abbiamo accantonato 7,8 milioni per il 2025, pronti a partecipare all’aumento di capitale. Se basteranno lo vedremo, ma il Comune è l’unico ente che sta investendo risorse proprie per salvare AMT”.
In chiusura, il vicesindaco ha ribadito: “Massima trasparenza: l’unico modo è continuare un dialogo rispettoso, sapendo che AMT è patrimonio di tutti i cittadini e non vogliamo buttarlo via. Il problema è grave, l’azienda è troppo debole per stare in piedi e noi dobbiamo rimetterla in piedi al più presto, risolvendo i problemi di lavoratori e utenti. Non confondiamo la malattia con la cura: la malattia l’abbiamo trovata. Se a novembre serviranno anticipazioni per garantire gli stipendi, le troveremo, anche se la Corte dei Conti dovesse sollevare osservazioni. Nessuno qui vuole scherzare con la dignità delle lavoratrici e con il servizio pubblico. AMT fa parte della storia di Genova da quasi un secolo: non saremo noi quelli che la liquidano”.
Infine, un ringraziamento a chi ha lavorato nelle prime fasi, rispondendo ad una domanda del consigliere di Vince Genova Pietro Piciocchi: “Bravo e Strada sono stati i primi consulenti incaricati subito dopo la lettera del collegio sindacale. Hanno svolto un lavoro importante fino a fine settembre, poi hanno dismesso il mandato. Le ragioni non le conosco, ma li ringrazio per l’impegno”, ha concluso Terrile.
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