Sono dodici gli operatori della cooperativa sociale "Per Mano", che accoglie persone affette da autismo e patologie psichiatriche, rinviati a giudizio in tribunale a Cuneo con l'accusa di maltrattamenti nei confronti degli ospiti del centro. Delle quindici presunte vittime, sei hanno deciso di costituirsi parti civili.
Nel capo di imputazione redatto dalla Procura di Cuneo si parla di "privazioni di cibo", "ospiti umiliati e mortificati", "aumenti delle dosi di psicofarmaci tranquillanti" e botte. Secondo il pm, infatti, ciò che sarebbe avvenuto tra le mura di Via Savona, ancora tutto da dimostrare, si sarebbe svolto nella totale indifferenza della direttrice e della coordinatrice della struttura, finite a processo assieme a quattro infermieri, quattro operatori socio sanitari, un educatore e una psicologa. Degrado, umiliazioni corporali e psicologiche, punizioni: una ricostruzione inquietante che farebbe riferimento ad un periodo compreso tra il 2014 e il 2019.
Come detto, alla direttrice e alla coordinatrice vengono imputate condotte omissive, una "deliberata indifferenza e trascuratezza verso i bisogni esistenziali e di cura degli ospiti, rimanendo inerti e tollerando un clima di sopraffazione". In particolare, si legge nell'impianto accusatorio, gli ospiti sarebbero stati sottoposti ad una "continua situazione di sofferenza fisica e prostrazione psicologica" e "costretti ad assistere alle vessazioni realizzate ai danni di altri e, dunque, a vivere in un clima di paura".
Alcuni di quei quindici presunti maltrattati, all'epoca dei fatti erano ancora minorenni: il più giovane è nato nel 2006. Tra quegli episodi contestati e verosimilmente violenti, ci sarebbe il lancio di una scarpa al volto di un ragazzo da parte di un infermiere e un pugno all'occhio. Inoltre, la psicologa avrebbe schiacciato ad uno di loro i genitali con il ginocchio per contenerne gli impulsi sessuali.
Anche la somministrazione di farmaci, secondo il pm, non sarebbe stata regolare. Alcuni ospiti, sarebbero stati "sedati" per "lungo tempo" nella "relax room": una stanza dove venivano accompagnati durante le periodiche crisi di agitazione psicomotoria. Ma ad essere portati lì, sostiene l'accusa, sarebbero stati anche gli ospiti "noiosi", o chi veniva lasciato nudo dopo essersi orinato e defecato addosso.
Un procedimento, questo, in piedi in tribunale dal 2021, anno in cui la Procura aveva già formulato la richiesta di rinvio a giudizio degli imputati ma senza ottenerlo. Il gip di allora, il dott. Alberto Boetti, aveva infatti rigettato la richiesta per la ‘vaghezza del capo imputazione’. L'istruttoria prenderà avvio il 16 dicembre prossimo.
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