Si respira aria di musica in città: da venerdì 11 luglio Piazza Alfieri tornerà a vibrare con AstiMusica, che quest’anno si prepara a dieci serate di concerti e spettacoli. Ne abbiamo parlato con l’assessore alla Cultura Paride Candelaresi, che ci ha raccontato la filosofia, le novità e anche le difficoltà di questa ventottesima edizione, senza dimenticare un pensiero speciale per Massimo Cotto.
Assessore, dopo l'edizione numero "0" dello scorso anno, nel 2025 AstiMusica prosegue il suo percorso. Quanta strada è stata percorsa e quali saranno le prossime tappe?
Quest’anno AstiMusica giunge alla sua ventottesima edizione. Per me, quella dello scorso anno non è stata un’“edizione zero”, ma piuttosto un’AstiMusica 2.0: un’evoluzione naturale di un percorso cominciato molti anni fa in Piazza Cattedrale e che oggi prosegue in Piazza Alfieri, aprendosi al nuovo contesto sociale e culturale in trasformazione. Quello che è certo è che AstiMusica ha mantenuto intatta la sua anima: una filosofia inclusiva e una programmazione eterogenea, capace di parlare a pubblici diversi senza mai rinunciare alla qualità. Oggi più che mai, questa manifestazione vuole intercettare il maggior numero di persone possibile, per entrare nelle case e nelle vite di tutti gli astigiani. Perché AstiMusica è la manifestazione musicale della città e vuole essere di tutti. Sono particolarmente felice della programmazione di quest’anno, che riesce a unire generazioni e linguaggi differenti.
Dai giovani artisti come Trigno, capace di coinvolgere famiglie, adolescenti e moltissime fan, ai grandi nomi della canzone d’autore come Cristiano De André e Roberto Vecchioni, che portano con sé non solo canzoni meravigliose, ma anche un’idea di umanità e cultura. E poi ancora: la grande festa colorata di “La vita a 30 anni” sabato 19 luglio, la serata dance-techno dell’Ultimo Impero, e i concerti di artisti iconici nei loro generi come i Coma Cose, Alessandra Amoroso, Tony Hadley. AstiMusica continua a essere un grande racconto corale: della città, del suo pubblico e del tempo in cui viviamo. È una manifestazione che oggi cammina a testa alta, con nuovi abiti e con il cuore di sempre
Quest'anno le serate aumentano da sei a dieci, tornano gli eventi gratuiti e ci sarà anche una fiera del disco. Segno di una rassegna che vuole sempre più aprirsi alla città?
Il passaggio da 6 a 10 serate rappresenta la naturale evoluzione di una manifestazione che cresce, e in cui in tanti, insieme, abbiamo creduto. Per la prima volta dopo molti anni, AstiMusica proporrà 10 serate consecutive: una vera e propria maratona cittadina fatta di concerti, live show, parole, musica e divulgazione. Dieci sere di fila. Dieci sere in piazza. Sotto le stelle del cielo di Asti.
Una delle novità più significative di quest’anno è l’inserimento di tre serate a ingresso gratuito, frutto della maggiore fiducia e collaborazione costruita con agenzie e promoter del territorio.
La prima serata gratuita sarà giovedì 17 luglio con Trigno, che torna in città con un grande concerto gratuito.
Sabato 19 luglio sarà la volta di “La vita a 30 anni – Live Show”, una vera e propria festa intergenerazionale e colorata.
La serata sarà un karaoke collettivo sotto le stelle, dove cantare insieme – con un si potranno cantare con un bicchiere in mano i grandi successi dagli anni ‘70 a oggi: dagli ABBA al Festivalbar, da Raffaella Carrà ai Queen, fino alle hit più recenti.
Il titolo può ingannare: “La vita a 30 anni” non è solo per trentenni, ma come dice il motto ufficiale della serata, “è la notte giovane per i vecchi dentro”. Un invito a tutti, famiglie comprese, a lasciarsi andare, a tornare un po’ bambini, a ridere degli stereotipi sul crescere, e a vivere la musica come memoria e come festa. Si tornerà indietro nel tempo grazie alle canzoni che abbiamo dentro.
Ho partecipato a serate come questa e posso dirlo: è emozionante vedere ragazzi di 15 o 20 anni cantare a squarciagola Raffaella Carrà con zii e nonni, o viceversa sentirli condividere con loro i brani di Ed Sheeran o Billie Eilish.
È questo il bello della musica quando diventa spazio comune.
Domenica 20 luglio, infine, l’ultima serata gratuita sarà un doppio concerto imperdibile: apriranno i The Rumpled, una band di musica celtica con forti influenze irlandesi, guidata da una violinista straordinaria e da un’energia travolgente. Li definirei quasi i Måneskin del folk rock. A seguire, sul palco saliranno i Punkreas, storica band del punk italiano. Ricordo che le serate gratuite non richiedono prenotazione. Basta venire in piazza.
Parliamo della Fiera del Disco, una novità curiosa. Come nasce questa idea?
Ho pensato che fosse bello ampliare l’offerta musicale e culturale della manifestazione con qualcosa che parlasse direttamente alla memoria e alla passione di chi ama la musica: una Fiera del Disco, sotto i portici che circondano Piazza Alfieri.
Per tre giorni – venerdì, sabato e domenica – la piazza sarà animata da banchi e stand dedicati a vinili, CD, memorabilia musicali.
Un’occasione per collezionisti, appassionati, curiosi, per respirare musica anche attraverso gli oggetti, le copertine, le storie che ogni disco porta con sé.
La Fiera del Disco è gratuita, aperta a tutti, dalla mattina alla sera. Perché AstiMusica non è solo palco e concerti, ma è anche incontro, scoperta, cultura musicale diffusa.
Organizzare AstiMusica significa fare i conti con bilanci, logistica, artisti. Quali sono state le difficoltà maggiori? E le soddisfazioni?
Parlare di un festival come AstiMusica significa confrontarsi con un sistema complesso, in cui si intrecciano sogni, vincoli economici, logistica cittadina, aspettative del pubblico e dinamiche dell’industria musicale.
La vera sfida è trovare un punto di equilibrio fra tre elementi fondamentali: la sostenibilità economica, la sostenibilità urbana, cioè la capacità della manifestazione di convivere con la vita della città, e i grandi sogni, che ogni festival deve poter continuare a coltivare.
Una delle principali difficoltà oggi è rappresentata dalla reperibilità di promoter disposti a investire nell’acquisto delle date, in un mercato in cui i cachet degli artisti sono saliti in modo esorbitante.
Siamo di fronte, a mio avviso, a una vera e propria bolla dei cachet, innescata anche dal fatto che l’industria discografica, non potendo più contare sulla vendita fisica degli album, si rifà sempre di più sui live.
I prezzi dei biglietti, ad esempio, non sono sempre una libera scelta: le agenzie spesso impongono una fascia obbligatoria, e anche volendo abbassare il costo per il pubblico, questo non è consentito né al promoter né all’amministrazione.
Tutto ciò rende ancora più difficile intercettare il pubblico più giovane o con meno possibilità, che semplicemente non può permettersi di comprare tutti i biglietti dei concerti.
Per questo motivo abbiamo voluto fare uno sforzo concreto: tre serate completamente gratuite.
La selezione degli artisti di quest’anno non è casuale: è il frutto di una strategia attenta, che tiene conto sia dell’attrattività degli artisti per l’edizione in corso, sia della credibilità che il nostro festival può guadagnare presso agenzie e management per gli anni a venire. Organizzare un festival oggi è un po’ come risolvere un sudoku: ogni casella deve incastrarsi perfettamente con le altre.
Si parla già del 2026 e di un possibile grande nome. Quanto siamo vicini a quel sogno? E un evento invernale, magari a Capodanno?
In questo momento sono concentrato sulla gestione dell’edizione imminente, che sta per partire. Non le nascondo, però, che ci sono grandi sogni e progetti ambiziosi per gli anni a venire. Al momento, però, non posso aggiungere altro.
Questa sarà la prima edizione senza Massimo Cotto. Qual è il modo migliore per ricordarlo?
Non nascondo che già lo scorso anno, senza di lui, fu un’edizione molto bella, ricca di successi, ma per noi che stavamo lavorando dietro le quinte fu anche un’edizione vissuta con un grande peso sul cuore. Eppure le cose andarono bene, e anche quest’anno, in tutti questi mesi di preparazione, credo che Massimo ci sia stato vicino spiritualmente. Mi piace pensare che continui a darci buoni consigli, e forse anche a guidarci, come ha sempre fatto.
Non posso anticipare altro, ma certamente un saluto a Massimo, durante questa edizione, ci sarà. Perché è ancora parte di tutto questo.
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