Il Nazionale

Eventi e Turismo | 06 giugno 2025, 16:00

La vita sotto scorta di Roberto Saviano: “Non ho saputo proteggere chi mi era accanto”

Teatro Chiabrera gremito per la presentazione del nuovo libro dell'autore che non si è tirato indietro neppure quando si è trattato di raccontare la propria condizione personale

La vita sotto scorta di Roberto Saviano: “Non ho saputo proteggere chi mi era accanto”

Cita Kurt Vonnegut e il titolo della sua raccolta “Quando siete felici, fateci caso” per descrivere la condizione in cui vive da vent’anni: sotto scorta e con gravi limitazioni non solo alla sua libertà, ma anche a quella delle persone a lui più vicine.

Roberto Saviano ha riempito il Teatro Chiabrera di Savona ieri sera, in occasione della presentazione del suo nuovo romanzo “Ma l’amore mio non muore”, con Renata Barberis in veste di moderatrice, letture a cura di Margherita Sirello e accompagnamento musicale di Silvia Schiaffino. L’evento ha inaugurato la rassegna “Parole ubikate in mare”.

Saviano era già arrivato a Savona nel pomeriggio per un firmacopie alla libreria Ubik, dove ha anche cenato, prima di salire sul palco del teatro cittadino.

Il romanzo prende spunto da un fatto di cronaca: la vicenda di Rossella Casini, giovane fiorentina scomparsa nel 1981, fidanzata con un rampollo della ‘ndrangheta e riconosciuta dallo Stato come vittima della criminalità organizzata.
Durante la serata, Saviano ha parlato di amore e di come è nata l’idea del romanzo, che inizialmente sembrava solo una storia di ‘ndrangheta, ma che si è poi rivelata un’indagine sull’amore.

L’autore racconta i meccanismi della ‘ndrangheta alla base della storia, che portarono alla barbara uccisione di Rossella. Dopo l’assassinio del padre di Francesco, il giovane deve vendicarsi secondo il codice mafioso, ma Rossella si oppone. “Rossella era convinta che l’amore fosse più forte di questa situazione – ha detto Saviano – Siccome noi ci amiamo, dice Rossella, tu non ti vendichi. Crede che il suo sentimento sia sufficiente.”

Saviano non si tira indietro neppure quando si tratta di raccontare la propria condizione personale: da 20 anni sotto scorta per le minacce ricevute dal clan dei Casalesi. “Dopo vent’anni ti giri e vedi che molto è andato perduto: i tuoi anni, la possibilità di gestire una vita, i sentimenti, le persone intorno a te – poche – consumate da tutto questo. A volte arrivava una telefonata: ‘Sei sicuro che valga la pena continuare a dire queste cose?’ Io certo che vale la pena. Ma questo ‘certo che vale la pena’ è una battaglia giusta… sì, però ti consuma. Le persone vicino a te vengono segnalate come tali, come tuoi amici. Da fuori sembra che tu stia riuscendo: sei a grandi festival, primo in classifica con un libro. Ma il prezzo qual è?”

E conclude: “L’ambizione che mi ha portato a queste ferite era credere che le parole potessero davvero incidere la realtà. Le do ai lettori e alle lettrici come strumento, quasi come il mantello di un supereroe. Questo è stato per anni. Non ho saputo proteggere le persone che mi erano accanto – pochissime – e sento molto il loro sguardo.”

Elena Romanato

Commenti