Il vino si trova a un crocevia storico. Tecnologie emergenti, richiami alla salute pubblica, ipotesi di dazi USA e normative sull’etichettatura ne mettono alla prova non solo la struttura commerciale, ma anche l’anima culturale. È in questo contesto che sabato 17 maggio alle 10, presso l’Auditorium San Giuseppe, il Comune di Neive propone il convegno “Il vino del futuro. Quale futuro per il vino?”.
Il sindaco Paolo Piccinelli, promotore dell’iniziativa, aprirà i lavori sottolineando il senso del confronto. “Come amministrazione sentiamo il dovere di offrire uno spazio di ascolto, capace di coinvolgere cittadini, produttori e studiosi. Il vino è parte del nostro paesaggio e della nostra identità: parlarne significa decidere che visione vogliamo per il nostro futuro”.
Nel corso dell’incontro, il professor Attilio Giacosa, presidente dell’IRVAS, e il professor Vincenzo Gerbi, ordinario di Scienze e Tecnologie degli alimenti all’Università di Torino, affronteranno il tema della dealcolazione dal punto di vista medico-scientifico e tecnologico, ponendo interrogativi sulle implicazioni per la salute pubblica e la qualità organolettica.
In dialogo con loro ci saranno Sergio Germano, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, Stefano Ricagno per il Consorzio Asti DOCG, Massimo Damonte per il Consorzio del Roero e Vitaliano Macario per il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. Le loro voci offriranno punti di vista differenti ma uniti dal comune intento di comprendere come parlare a nuovi mercati senza smarrire l’autenticità dei prodotti e dei territori.
Il confronto sarà moderato dal giornalista Fabio Gallina, in un dibattito pensato per coniugare competenza, pluralismo e visione.
Al centro dell’attenzione anche il tema dei dazi statunitensi. Secondo i dati ufficiali, nel 2023 le aziende cuneesi hanno esportato oltre 41 milioni di litri di bevande alcoliche verso gli Stati Uniti, per un valore complessivo superiore ai 255 milioni di euro, di cui quasi 148 milioni legati ai vini da uve fresche. L’eventuale reintroduzione di barriere tariffarie rischia di compromettere un intero asse economico.
Il convegno affronterà anche le ipotesi di etichette salutistiche in ambito europeo, comprese le avvertenze sanitarie obbligatorie, misura che preoccupa molti produttori per il potenziale impatto reputazionale su un comparto che da sempre si fonda su misura, convivialità e responsabilità.
Sullo sfondo si profilano divergenze sostanziali. Coldiretti Cuneo ha ribadito la necessità di tutelare il termine “vino”, che per definizione dovrebbe restare legato a un prodotto agricolo, integro, non trasformato. Ha espresso netta opposizione all’uso della denominazione per i prodotti dealcolati, definiti espressione dell’industria alimentare. CIA Cuneo, pur attenta alla tutela delle produzioni tradizionali, ha chiesto norme chiare che garantiscano trasparenza e distinguano nettamente tra le filiere. I Consorzi di tutela, dal canto loro, hanno ribadito la centralità del consumatore e della comunicazione: evitare ogni ambiguità significa proteggere il patto fiduciario che lega chi produce a chi acquista.
“Non possiamo permettere che il futuro del vino venga deciso senza coinvolgere chi lo produce e chi lo vive”, aggiunge Piccinelli. “Ogni bottiglia racconta un territorio, un gesto, una storia. In un momento in cui si sovrappongono logiche sanitarie, esigenze commerciali e pressioni globali, è fondamentale costruire una visione che tenga insieme tutto questo senza perdere le radici”.
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