Il Nazionale

Cronaca | 09 maggio 2025, 09:39

Delitto Nada Cella, in aula gli audio choc di Cecere alla criminologa Delfino Pesce: "Ho un altro cane, ti spappola viva"

E ancora: "Non ti consiglio di venire, hanno il fucile mio cognato e il mio vicino, hanno il porto d’armi… non venire più perché hanno il fucile i parenti di mio marito" aggiunge passando all'intimidazione, per disincentivare la criminologa dal proposito di tornare a casa sua

Delitto Nada Cella, in aula gli audio choc di Cecere alla criminologa Delfino Pesce: "Ho un altro cane, ti spappola viva"

"Non fare la finta tonta, stronza, come facevi a sapere che uscivo con Adelmo Roda? E di quello bassino, Marco. Voglio sapere chi ti manda, e perché sapevi i cazzi miei". E' il 2019 ed è bastata una conversazione di due ore, partita pacificamente, con una menzione a Chiavari e al nome di un antico fidanzato, a far saltare per aria i toni, via via più minacciosi e aggressivi di vocale in vocale. C'è questo negli audio di whatsapp ascoltati ieri in aula di Corte d'Assise a Genova, alla ripresa delle udienze del processo sul delitto di Nada Cella

La voce è quella di Anna Lucia Cecere, unica imputata a processo con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi nei confronti della giovane segretaria del commercialista Marco Soracco, anche lui imputato ma per favoreggiamento.

La destinataria dei messaggi, oltre un centinaio quegli agli atti inviati in pochi giorni, è invece Antonella Delfino Pesce, criminologa,  che all'epoca dell'invio dei vocali aveva appena rintracciato e incontrato la ex insegnante oggi a processo nella sua casa di Boves, in provincia di Cuneo. Con un pretesto: quello di una ricerca sociologica sull'abbandono da parte dei docenti del mondo della scuola, Pesce riesce ad incontrare Cecere. Ma qualcosa va storto.

A monte, la criminologa, che stava effettuando dal 2017 alcune ricerche per una tesi destinata ad un master. Si era già appassionata al caso di un delitto irrisolto, quello di Nada Cella, massacrata a 24 anni nello studio in cui lavorava in via Marsala a Chiavari il 6 maggio del 1996. Un delitto senza colpevole. E da lì gli approfondimenti e ricerche di Delfino Pesce, un nuovo studio degli atti. Che la porteranno a parlare con i protagonisti e i testimoni, rintracciando la pista che farà nel 2021 riaprire il caso e approdare a un processo. "E' tutto nelle carte", e la criminologa pugliese senza citare il delitto si trova per la prima volta di fronte a Cecere, che nel 1996 era stata indagata per soli 5 giorni. E poi archiviata.

E' questo il contesto dietro quei vocali choc che riecheggiano nell'aula magna del tribunale. In un crescendo di minacce. Cecere capisce che chi ha di fronte voleva sapere qualcosa di più, e si lascia andare a una serie di esternazioni, richieste di spiegazioni, che diventano aggressive. E furiose. "Chiamo il sindacato - dice negli audio - volevi sapere se ho solo un cane? Ne ho un altro, che se ti ripresenti qua ti spappola viva". 

Di più: "Non ti consiglio di venire - aggiunge passando all'intimidazione, per disincentivare la criminologa dal proposito di tornare a casa sua - hanno il fucile mio cognato e il mio vicino, hanno il porto d’armi…non venire più perché hanno il fucile i parenti di mio marito. Questi che abitano di fronte a me hanno tre figli maschi".

Ieri mattina i contenuti sono stati ascoltati nell'aula dove Pesce è stata sentita come testimone chiamata dall'accusa. E rispetto alle trascrizioni fredde restituiscono un tono, una reazione forte e sopra le righe. Pesce ha ricostruito i passaggi del suo studio, che l'aveva portata a reperire il referto sui bottoni rinvenuti a casa di Cecere in quell'unica perquisizione del 1996. Compatibili, secondo gli esperti, con quello ritrovato sotto il corpo di Nada, agonizzante, la prova considerata 'regina'.

In aula anche la collaboratrice di Pesce, Sabrina Santamato, insieme ad altri due testimoni. Si tratta di due medici, Ciro Mazzotti e Ermanno Favata, il secondo che intrattenne una breve relazione con l'imputata, che si trasferì per un paio di mesi a casa sua, inquilina non troppo desiderata. Entrambi testimoniano la conoscenza, i ricordi di un passato difficile menzionato da Cecere, e l'inclinazione a volersi in qualche modo 'sistemare', forse anche per riscattare una vita familiare travagliata. Testimoniano anche gelosie e tratti caratteriali 'coloriti' di una donna che s'incendiava facilmente, oltre a lasciare sullo sfondo una possibile conoscenza tra lei e Marco Soracco, la stessa a lungo negata.

Valentina Carosini

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