Non potrà godersi gli applausi che l’avrebbero circondata mercoledì 29 maggio all’Asilo valdese di Luserna San Giovanni, dove era ospite da qualche mese, al termine della proiezione del docufilm a lei dedicato. Giovanna Pons, insegnante e pastora valdese, è morta martedì 15 maggio a 95 anni. Residente a Torino, di famiglia valdostana, legata alla Val Pellice e a Luserna San Giovanni dove aveva una seconda casa e in cui si era trasferita definitivamente cinque anni fa, Pons è stata testimone inconsapevole della firma della Dichiarazione di Chivasso, ha contribuito ad aprire la strada al pastorato femminile ed è stata testimone di impegno civile e di mediazione per generazioni di studenti. Infatti hanno accolto con commozione la sua scomparsa anche quelli del Liceo valdese di Torre Pellice coinvolti nella realizzazione del docufilm ‘Giovanna Pons. Protestanti e Libertà’ di cui è regista Anna Giampiccoli: “Dopo Jacopo Lombardini e Willy Jervis era toccato a lei. Abbiamo finito le riprese ad inizio di maggio e lei è scomparsa poco prima di vedere proiettato il film. Avevamo previsto una data all’Asilo valdese dove sarebbe stata circondata dagli applausi che si meritava” racconta.
Le firme ‘intirizzite’ della Dichiarazione di Chivasso
Il film, che verrà proiettato in Galleria Filippo Scroppo di Torre Pellice venerdì 31 maggio alle 21, ripercorre l’infanzia e l’adolescenza di Pons e l’intreccio delle sue vicende personali con quelle della Resistenza. È composto da un’intervista realizzata nel 2022 e da una fiction sui momenti salienti del suo racconto interpretata dagli studenti. “Quando è iniziata la guerra Giovanna aveva appena dodici anni ma fin da ragazzina aveva la tessera del Partito d’azione. Con la sua famiglia abitava come sfollata fuori da Torino e per recarsi al liceo scientifico che frequentava in città prendeva tutte le mattine alle 4,20 il tram che costeggiava la collina. A volte i partigiani facevano ricorso a lei e ad altri ragazzi per trasportare i loro volantini: ai posti di blocco i tedeschi li lasciavano passare senza perquisirli in quanto giovani”. Il 19 dicembre 1943 la casa di Pons, a Chivasso, ospitò l’incontro clandestino tra protagonisti della Resistenza valdostani e delle Valli valdesi, che portò alla firma dell’omonima Dichiarazione e che auspicava la nascita di una nuova Italia. “Il padre di Giovanna era coinvolto nella Resistenza: come geometra responsabile della manutenzione del tratto autostradale Torino-Santhià sapeva giorni e orari del passaggio del passaggio delle colonne tedesche sulla strada – racconta Giampiccoli –. Portava quindi queste informazioni ad una radio trasmittente di Borgo Dora, affinché venissero avvertiti gli alleati. Tuttavia ne teneva la moglie e la figlia all’oscuro per proteggerle, non aveva nemmeno rilevato il motivo di dell’incontro del 19 dicembre in casa loro”. Nei ricordi di Pons la Resistenza era ricca di dettagli ‘umani’ più che di retorica: della Dichiarazione di Chivasso rievoca le dita intirizzite con cui probabilmente i firmatari avevano preso la penna dal tavolo, perché la famiglia non aveva nulla con cui scaldarsi.
Protagonista dell’apertura al pastorato femminile
Un altro momento storico di cui Pons fu testimone ma questa volta in modo pienamente consapevole ed attivo fu l’apertura delle Chiesa valdese al pastorato femminile. Laureata in fisica e matematica, all’inizio degli anni Cinquanta cominciò gli studi teologici a Roma, che si finanziava grazie all’insegnamento nelle scuole superiori. Allora però non era ancora prevista la possibilità che una donna potesse diventare pastore e lei fu una delle protagoniste del dibattito che portò all’apertura. “La incontrai nel 1977 a Roma dove trascorsi un anno per studiare teologia: io avevo una ventina d’anni e Giovanna una cinquantina. Nonostante la differenza di età ci trovavamo spesso assieme ad altre studentesse a discutere con lei sul ruolo della donna all’interno della Chiesa e l’abbiamo sempre considerata come protagonista dell’apertura del pastorato” ricorda l’amica Elisabeth Toepfer. Alla notizia dell’aggravarsi dello stato di salute di Pons, Toepfer è partita dalla Germania nei giorni scorsi, sperando di trovarla ancora viva. Non è arrivata in tempo per un ultimo incontro ma conserva di Pons un ricordo ‘vivo’: “È difficile descrivere in modo sintetico la sua personalità – ammette –. Di sicuro era dotata di una grande intelligenza e di un profondo senso umano che la portava ad impegnarsi per i deboli e con i giovani, che rimanevano colpiti dalla sua capacità di ascolto ed imparavano dal suo esempio ad affrontare i problemi in modo non violento”. Il suo impegnò la portò negli anni Sessanta a recarsi in Germania e in Svizzera per sostenere gli immigrati Italiani che sfuggivano dalla povertà ma che nel nuovo Paese vivevano in condizioni difficili. Aveva già 53 anni nel 1981 quando venne consacrata pastora valdese.
Il funerale si terrà domani, venerdì 17 maggio, alle 15, al Tempio valdese di Luserna San Giovanni.
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