Dopo i due interrogatori entrambi finiti in silenzio con un rinvio, quelli del governatore ligure Giovanni Toti e dell'ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini, oggi è la volta di Aldo Spinelli e Matteo Cozzani: dovranno comparire davanti al GIP di Genova Paola Faggioni nell'ambito della maxi inchiesta sulla corruzione in Liguria.
Entrambi agli arresti domiciliari da martedì scorso, sono chiamati a comparire davanti al giudice per spiegare ogni addebito relativo all'indagine che ha scoperchiato il caso degli affari tra la politica ligure e il mondo dell'imprenditoria legati a ipotesi di voto di scambio finanziamenti illeciti e ombre che si addensano sulla conquista del porto di Genova.
A partire dalle 9,30 di questa mattina entrambi arriveranno, uno via l'altro, nelle aule del tribunale di Genova dove saranno sentiti per la prima volta da martedì scorso, quando gli uomini della Guardia di finanza hanno notificato gli arresti domiciliari ai primi 25 indagati.
Mentre gli accertamenti si espandono a macchia d'olio, sotto la lente degli inquirenti sono finiti gli interessi legati alle aree portuali.
C'è tutto nelle carte dei magistrati, oltre diecimila pagine in queste ore allo studio da parte degli avvocati difensori, dalle questioni legate al terminal Rinfuse alle aree di Erzelli nel mirino di Spinelli, stando alle intercettazioni allegate agli atti dell'inchiesta, passando anche per lo spostamento dei depositi chimici.
Una fitta trama che secondo chi indaga sarebbe servita ad aggirare pubblici poteri per favorire l'interesse privato in cambio di finanziamenti alla politica.
Aldo Spinelli, 84 anni, dal porto al calcio alla conquista delle banchine: l'ex Patron di Genoa e Livorno è accusato di corruzione nei confronti del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e del manager ed ex numero 1 del Porto di Genova Signorini.
Cene di lusso, weekend nei principali alberghi di Montecarlo e poi vacanze in America, cene in barca: questo quanto emerge dalle carte, scenari nei quali Spinelli e Signorini compaiono continuamente insieme, il primo nel tentativo di ottenere dal secondo favoritismi e soprattutto l'accesso a rinnovi delle concessioni sulle aree del porto sulle quali voleva investire con la garanzia che fossero sotto chiave almeno per 30 anni.
Diecimila metri quadri in più da ottenere, le mani sulle aree Enel, le occupazioni abusive che avrebbe tentato di condonare, e poi l'antico sogno degli Erzelli da realizzare su una zona strategica che faceva gola fin dagli anni 90: di questo dovrà dare conto davanti alla magistratura che contesta a Spinelli tentativi realizzati di corruzione.
"Dai, risolvimi la situazione", sottolineava al telefono parlando con Signorini, mentre spronava il governatore a spendersi ricordando che lui la sua parte l'aveva già fatta.
Nel primo giorno dopo gli arresti la Guardia di Finanza nella sua villa di Quarto ha rinvenuto e sequestrato anche contanti, oltre 200 mila euro più valuta estera, e cinque fucili sui quali non era stato rinnovato il permesso di detenzione.
Secondo gli inquirenti si tratterebbe di denaro ricavato in operazioni corruttive. In questi giorni di attesa il silenzio ha accompagnato le ipotesi e non è escluso che anche Spinelli, come prima di lui Toti e Signorini, possa avvalersi della facoltà di non rispondere.
La posizione di Matteo Cozzani, ex sindaco e capo di gabinetto di Regione Liguria oltre che braccio destro di Giovanni Toti è invece legata al primissimo filone di indagine che ha dato origine a tutta la maxi inchiesta, quello della corruzione elettorale.
A lui, che tiene insieme l'inchiesta partita dalla Spezia con quella genovese, sono contestati rapporti opachi con esponenti legati alla criminalità siciliana che avrebbero portato voti in cambio di promesse di lavoro, favori, scambi, in occasione di almeno quattro elezioni a partire dal 2020.
"Non vorrei trovarmi la DDA in ufficio", resta impresso nelle intercettazioni: quasi un presagio se visto con gli occhi di oggi.
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