Le proteste contro la collaborazione tra università e Israele arrivano anche al Politecnico. Dopo lo stop al bando Maeci ottenuto il 19 marzo in seguito alle proteste al Senato accademico di Unito, questa mattina qualche decina di studenti guidati da Cambiare Rotta, USB, Potere al Popolo e Torino per Gaza hanno piantato le tende - letteralmente - all'ingresso della sede di corso Duca degli Abruzzi e sono stati ricevuti dal rettore Stefano Corgnati.
La richiesta è la stessa fatta all'Università di Torino e ad altre città italiane: sospendere l'adesione al bando del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che prevede collaborazioni con gli atenei israeliani. Gli studenti temono l'utilizzo delle ricerche per scopi bellici, ma anche chi esclude questo pericolo pensa che la rinuncia alla partecipazione al bando possa essere un messaggio politico per criticare l'invasione della Striscia di Gaza, che sta rendendo Israele sempre più criticata a livello internazionale. In più, il Politecnico di Torino è accusato di avere in attivo numerose collaborazioni con settori dell'industria bellica come Leonardo, Frontex e l'israeliana Elbit Systems, e la richiesta degli studenti hanno chiesto l'organizzazione di una seduta straordinaria e aperta del Senato Accademico per poter discutere di queste collaborazioni.
Il rettore Corgnati, dopo un colloquio con tre rappresentanti del movimento, ha acconsentito e promesso di impegnarsi a istituire una seduta ad hoc successiva a quella in programma il 19 aprile, per discutere nello specifico del bando Maeci e in generale degli accordi con l'industria bellica. La seduta dovrebbe tenersi nei primi giorni di maggio, ma la data precisa verrà comunicata entro il 19 aprile.
"È una vittoria - ha commentato Paolo Barisone di USB - perché è la prima volta che questa università si sente obbligata ad aprire una discussione su questi temi. Non dobbiamo fermarci solo a questo bando Maeci, deve essere il primo passaggio soprattutto in questa città che sta passando a essere dalla città dell'auto alla città delle armi".
"È una vittoria per l'ambiente del Politecnico - hanno commentato da Cambiare Rotta - visto che di solito è ostile a queste iniziative. Siamo riusciti a ottenere che all'interno di una delle università più inserite all'interno della filiera bellica si sia organizzato un senato accademico dove si metterà in discussione la collaborazione con industrie e Israele".
Intanto la lettera aperta che chiede la sospensione dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele è arrivata a 2.623 firme tra docenti e dottorandi delle università italiane, di cui 50 sono quelli del Politecnico.
Commenti