L’aveva segregata in un appartamento in Via Giovanni Schiaparelli a Cuneo e qui la costrinse a prostituirsi. Queste erano le accuse mosse dalla Procura di Cuneo e da una giovane brasiliana nei confronti di S.F.C., sua connazionale.
Una ricostruzione, questa, che però non ha trovato il totale accoglimento da parte del giudice Giovanni Mocci, che ha assolto la donna dall’accusa di sequestro di persona con formula piena, condannandola però per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
La giovane brasiliana era arrivata in Italia da qualche mese quando nel giugno 2022 venne liberata dalla Squadra Mobile di Cuneo dopo una segnalazione del console onorario del Brasile a Venezia Helen Gnocchi, con cui la giovane venne messa in contattato da un uomo conosciuto su tik-tok. Dopo aver scoperto che all’utenza telefonica della brasiliana era associato un annuncio su un sito a luci rosse, uno degli agenti si finse cliente e telefonò. Alla chiamata avrebbe risposto proprio S.F.C.
Durante la perquisizione dell’alloggio, i poliziotti sequestrarono un’agenda su cui l’imputata avrebbe annotato alcune somme di denaro, ritenute proventi dell’attività sessuale della giovane. Per gli avvocati dell’imputata, le legali Alessandra Piano e Stefania Martino le accuse mosse dalla persona offesa sarebbero state totalmente infrondante e contradditorie.
L’appartamento in cui la giovane sarebbe stata sequestrata, ubicato in un condominio nel centro di Cuneo, si trovava al piano terreno e aveva una porta finestra che dava accesso al balcone: “Fosse stata prigioniera perché non ha mai tentato di scappare?” Ha sostenuto l’avvocato Martino. “Non ha mai chiesto aiuto e con sé aveva due cellulari. Una persona che viene segregata non ha la possibilità di avere accesso alla rete internet come nel suo caso”.
Quanto al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, capo d’accusa per cui S.F.C. è stata condannata a 2 anni e 6 di reclusione, l’avvocato Alessandra Piano ha sostenuto la totale autonomia della giovane nella sua attività di meretricio: “Aveva deciso lei di prostituirsi e la mia cliente non le ha mai fatto nessun prestito. Si era stufata di stare in quella casa non di quello che faceva. Era lei ad accogliere i clienti”.
Il 22 aprile, l’avvocato presenterà al giudice il programma dei lavori di pubblica utilità, una pena sostituiva della pena detentiva inferiore ai 3 anni. Il giudice ha altresì revocato la misura cautelare all’imputata condannandola al pagamento di 1000 euro di multa
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