“Fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la pace”: è questo il messaggio lanciato in modo netto e inequivocabile dalla fiaccolata organizzata a Torino. La manifestazione è partita alle 20.30 da piazza Arbarello e la chiusura è in programma in piazza Castello con l'intervento conclusivo del fondatore e presidente del Gruppo Abele e di Libera don Luigi Ciotti.
Gli obiettivi
Alla fiaccolata hanno aderito circa 70 organizzazioni tra associazioni, sindacati e partiti politici (la lista completa è disponibile a questo link: https://www.arcitorino.it/notizie/5969/fiaccolata-per-la-pace-promotori-e-adesioni.html). L'iniziativa fa riferimento al documento lanciato a livello nazionale dalla Rete Pace e Disarmo e ha l'obiettivo di chiedere un cessate il fuoco immediato, la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas, lo stop alla “rappresaglia” in corso sui civili palestinesi da parte di Israele.
Il tutto facendo pressione sulla diplomazia italiana e internazionale per convocare di una conferenza di pace che sostenga la soluzione a due stati e per sollecitare un'assunzione di responsabilità da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
La condanna
Parallelamente viene espressa una forte condanna sia “all'ignobile, brutale e ingiustificabile atto di aggressione di Hamas nei confronti della popolazione civile israeliana”, sia alla “punizione collettiva e all'assedio totale che Israele sta perpetrando ai danni della popolazione di Gaza, in cui sono rimaste uccise migliaia di persone di cui il 60% donne e bambini”.
Le autorità presenti
Tra le autorità presenti, il presidente provinciale dell’Anpi torinese, Nino Boeti, la vice sindaca di Torino, Michela Favaro, gli assessori comunali Gianna Pententero, Jacopo Rosatelli e Francesco Tresso, consiglieri comunali, provinciali e regionali esponenti del Pd, del sindacato e dell’associazionismo, il gonfalone del coordinamento comuni per la pace di Torino e del Piemonte.
Presente anche Walid Bouchnaf portavoce della moschea Mohammed VI di Torino, che ha spiegato la sua presenza sottolineando che “un richiamo alla pace non si rifiuta mai”.
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