Un duro colpo ad Askatasuna è stato inflitto questa mattina dalla Digos: all’alba sono infatti state seguite sei misure cautelari e obblighi di firma verso alcuni militanti del centro sociale di corso Regina.
I provvedimenti sono stati emessi dopo che la corte di Cassazione ha riconosciuto il reato di associazione a delinquere, capo d’accusa mosso a seguito delle violenze di questi anni a Torino e in Val Susa, nella lotta No Tav.
“Eccoli i cosiddetti studenti, professionisti delle contestazioni violente in Valsusa come in Università: quando la finirà la sinistra di dare copertura politica a questa gente, revocando una volta per tutte le concessioni locali comunali ancora assegnate a quella che pure la Cassazione di qualifica come associazione a delinquere, da via Cecchi alle arcate dei Murazzi?” È invece il commento di Maurizio Marrone, assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte.
“Accogliamo con soddisfazione il pronunciamento della Suprema Corte di cassazione sulle condanne a questi individui. Da anni sosteniamo che Askatasuna sia un covo di banditi che collabora con ex brigatisti e cerca di manipolare gli immigrati per farne una sorta di esercito al fine di reclutare nuovi militanti antagonisti. Questo fatto mette sicuramente in luce un problema che la politica non può ignorare. Chiediamo al sindaco Lorusso di intervenire per lo sgombero del centro sociale. Non si può più avere clemenza con questi individui, ed è giunto il momento che la politica si unisca in un fronte comune contro le azioni di Askatasuna” è il commento di Andrea Cerutti, consigliere regionale del gruppo Lega Salvini Piemonte.
“Si proceda immediatamente, senza più tentennamenti, allo sgombero del centro di Askatasuna ripristinando condizioni di legalità in quel palazzo occupato” è l’intervento del presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia. “Quando leggo questi fatti – evidenzia Allasia - e ricordo dichiarazioni di alcuni colleghi del Consiglio, che si ostinano a difendere qualcosa che è ormai assolutamente indifendibile, sorrido per non piangere. Come si fa ancora a giustificare l’esistenza di quel centro? Cosa stiamo ancora aspettando per liberarlo?”.
“Le misure cautelari che questa mattina hanno colpito sei esponenti di Askatasuna aggiungono un’ulteriore pagina di repressione nella lunga storia che la magistratura torinese sta scrivendo da diversi anni. La direzione è sempre la stessa: demonizzare il centro sociale e i suoi attivisti e contemporaneamente criminalizzare la lotta No TAV”. Lo afferma Francesca Frediani, consigliere regionale di Unione Popolare Piemonte.
“E’ sempre più difficile avere fiducia in un sistema giudiziario che continua ad infierire su chi lotta per la giustizia sociale e per la difesa dei territori, soprattutto dopo anni di processi e con il consolidamento di una narrazione a senso unico che non lascia spazio alla volontà di comprendere ed accettare il dissenso. Ai compagni che spesso ho avuto accanto sui sentieri della Val di Susa va la mia solidarietà e l’auspicio che presto possano ritrovare la loro libertà” ha concluso Frediani.
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