Viaggio in pullman Rt da Imperia a Sanremo e ritorno. Andata, ore 10, una situazione surreale, capienza oltre ogni limite e nessuna osservanza delle norme di sicurezza. A ogni fermata salgono nuovi passeggeri, tutti in piedi, appiccicati senza neppure un finestrino aperto: Arma di Taggia, Riva Ligure, Santo Stefano e, ogni volta che si aprono le porte tutti a correre e a spingersi per guadagnare l’entrata.
Basterebbe una brusca frenata per farli cadere uno addosso all’altro come birilli.
E poi anziani, donne incinte, mamme con le carrozzelle, tutti a lamentarsi, a imprecare contro un sistema che fa acqua da tutte le parti. “Sono sei o sette anni che la situazione è questa- spiegano due studentesse- ogni giorno è così; il nostro sembra il viaggio della speranza dei migranti. Paghiamo l’abbonamento ma non abbiamo la sicurezza che il pullman arrivi, che sia in orario e che ci sia posto. Il viaggio da Sanremo, dove andiamo a scuola, a Imperia dove abitiamo, dura praticamente due ore. Arriviamo a casa stanchi, sudati e con tanta fame”
Ritorno:nel punto di fermata davanti al Comune della Città dei fiori, passa un autobus, rallenta, l'autista apre le porte e se ne va sorridendo ironicamente. Dopo mezz’ora avrebbe dovuto passarne un altro ma non si vede. Finalmente, un po’ prima delle 14, appare una corriera: decine e decine di studenti usciti da scuola, un ammasso di zaini, telefonini, felpe e scarpe da ginnastica.
Una professoressa del Liceo Cassini, anche lei diretta a Imperia racconta ”È una cosa da non credere. Noi insegnanti, i genitori e i presidi dei numerosi istituti scolastici, abbiamo già telefonato, mandato mail e lettere in Comune e in Rt. Non abbiamo mai ricevuto una risposta”.
Sconsolato l'autista: ”Sembra che la colpa sia di noi conducenti ma che ci possiamo fare? C’è carenza di personale e di mezzi e questi sono i risultati. Sono da solo, devo guidare e come posso controllare se il numero dei passeggeri è superiore o inferiore al consentito? Come posso controllare chi ha l’abbonamento, chi ha timbrato il biglietto e chi no?” Impossibile dargli torto così come è impossibile darlo alla dottoressa Nicoletta Cristiani, presidente di Riviera Trasporti dallo scorso febbraio, dopo le dimissioni di Giovanni Barbagallo. Un compito, il suo, difficile da risolvere, considerando che finora, nonostante l’avvicendamento di nomi più o meno eccellenti nessuno è riuscito a sanare il grande buco economico dell'azienda sotto concordato preventivo.
“Gli autobus sono omologati sia per i posti a sedere che per i posti in piedi - dice la presidente - Il numero dei posti in piedi varia a seconda della tipologia di autobus. Autisti e personale di controlleria verificano la capienza della corsa. Nella mia qualità di presidente sono impegnata a vigilare sul servizio affinché vengano rispettate tutte le norme a tutela della sicurezza dei passeggeri e di tutto il personale viaggiante. Mi preme evidenziare che si registra il maggior numero di utenti nelle ore di punta, coincidente con l’entrata e l’uscita da scuola degli studenti, situazione fisiologica e comune in tutte le realtà di trasporto pubblico”.
Una situazione spinosa che è passata attraverso esperimenti fallimentari e dispendiosi, come i bus a idrogeno, per i quali sono stati incassati milioni di euro provenienti dalla Comunità Europea, e prima ancora dai filobus a impatto ambientale zero. Disastro totale per questa società pubblica le cui quote sono possedute, in maggior parte, dalla Provincia che gestisce il trasporto pubblico locale.
Come la storia infinita dei taxi nel capoluogo con la differenza che il taxi lo usano la minoranza delle persone, mentre gli autobus ed i pullman sono al servizio dei lavoratori e degli studenti.
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