L’arresto di Sergio Frisinghelli, accusato di aver ucciso il suo vicino di casa Alessio Grana a Santa Margherita Ligure, è stato convalidato dal gip Luisa Camposgrana.
LA VICENDA
Sabato 22 agosto, intorno alle ore 21, in via Costamezzana, sulle alture di Santa Margherita Ligure, Alessio Grana si è presentato davanti all’abitazione di Frisinghelli, probabilmente sotto l’effetto di alcol o droghe, armato di un mattarello di legno che ha utilizzato per colpire la porta di casa.
Quando il 58enne ha aperto, è stato colpito a sua volta.
A quel punto, Frisinghelli ha afferrato un pugnale da caccia con la lama da 14 centimetri che teneva all’interno dell’abitazione, nei pressi dell’ingresso, e ha colpito il 35enne prima al petto e poi al collo. Così ferito, Grana è riuscito a raggiungere l’ingresso del palazzo, dove è stramazzato a terra ed è stato trovato già privo di vita dal personale soccorritore intervenuto, chiamato dallo stesso aggressore.
Al loro arrivo, le forze dell’ordine hanno trovato Frisinghelli a torso nudo con le braccia e le gambe sporche di sangue, che ha dichiarato verbalmente di aver causato la morte del vicino. Nell’androne sono stati rinvenuti chiari schizzi di sangue provenienti dalle ferite di Grana. Il 58enne ha dichiarato di essere stato colpito con il bastone al braccio ed al capo, pertanto veniva accompagnato per le cure del caso all’ospedale di Lavagna. Una volta dimesso dal Pronto Soccorso, è stato dichiarato in stato di arresto.
IL CONTESTO
Alessio Grana è stato descritto dai vicini come persona aggressiva e prepotente. Stando a quanto appreso dall’ordinanza, Frisinghelli ha raccontato che nelle ultime due settimane l’atteggiamento dell’uomo era peggiorato ulteriormente, tanto che i condomini temevano vessazioni da parte sua. La figlia di Frisinghelli per timore aveva deciso di andare a dormire a casa della nonna la sera del 19 agosto, motivo per cui il padre si è affacciato alla finestra per controllare che potesse uscire senza problemi.
Nel pomeriggio, infatti, i vigili erano stati chiamati per alcune intemperanze dell’uomo.
È in quel momento che Grana ha notato la presenza del vicino alla finestra, iniziando a urlare contro di lui minacce come “Uomo di m***a ti ammazzo”, provocazioni lasciate cadere nel vuoto stando a quanto riferito dall'accusato. Dopo poco, però, il 35enne è tornato all’attacco con ulteriori minacce e urla, colpendo con forza la porta di casa di Frisinghelli, che a quel punto ha aperto redarguendolo che se non si fosse calmato avrebbe chiamato i Carabinieri. Grana è però riuscito ad aprire del tutto la porta, costringendo il padrone di casa a indietreggiare, e lo ha colpito con il mattarello.
Sempre stando al racconto di Frisinghelli, a quel punto ha afferrato il coltello e pugnalato il vicino, mentre lo spingeva fuori di casa. Questi cadeva sul pianerottolo, per poi rialzarsi e muoversi ancora in modo aggressivo, fino ad allontanarsi per le scale.
I DUBBI SULLA LEGITTIMA DIFESA
L’avvocato di Frisinghelli, Claudio Zadra, ha invocato per il suo assistito la legittima difesa. L’ordinanza, però, solleva qualche dubbio in merito: “Le circostanze emerse allo stato paiono escludere l'ipotesi della legittima difesa, reale o putativa anche sotto il profilo dell'eccesso colposo, indicando piuttosto come maggiormente accreditabile l'ipotesi che l'indagato abbia agito sorretto dal dolo omicidiario nella forma del dolo alternativo (volontà di provocare lesioni piuttosto che la morte)”. Inoltre, “a fronte di un comportamento percepito fin da subito come palesemente aggressivo, quale quello descritto, ordito da un soggetto noto per le proprie intemperanze nonché per le condotte moleste e violente serbate nei riguardi di numerosi condomini, il Frisinghelli optava per aprire la porta di casa vedendosi però travolgere - e non si può dire inaspettatamente - dalla furia dell'uomo presentatosi alla porta con mattarello in legno ed asta metallica previamente sfilata ed impugnata a mo di spada, anziché restare chiuso in casa ed effettivamente richiedere l'intervento dei Carabinieri”.
Infine, le tracce di sangue trovate sul pianerottolo e per le scale fanno pensare che lo scontro non sia avvenuto sulla soglia di casa come riferito dal 58enne, “evocando piuttosto l'ipotesi di una colluttazione iniziata sul pianerottolo e proseguita lungo le scale fino al piano sottostante”.
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