Il Nazionale

Cronaca | 13 agosto 2023, 11:30

Sicurezza, il criminologo Padovano: "Ripartire dalle criticità, con Rosy Guarnieri eravamo d'accordo... Albenga deve ricostruire identità e immagine"

Il docente di Criminologia e Sociologia del disagio e della devianza all'Università di Genova e Cattolica di Milano, si è concentrato anche sui fatti avvenuti ad Alassio negli ultimi giorni

Sicurezza, il criminologo Padovano: "Ripartire dalle criticità, con Rosy Guarnieri eravamo d'accordo... Albenga deve ricostruire identità e immagine"

Sicurezza, rigenerazione urbana, amministrazione comunale. Questi i temi che abbiamo trattato con il criminologo Stefano Padovano docente di Criminologia e Sociologia del disagio e della devianza all'Università di Genova e Cattolica di Milano, che si è concentrato sul "caso Albenga" e anche sui fatti avvenuti ad Alassio negli ultimi giorni.

Quattro anni fa presentava i risultati di quella ricerca sullo stato di Albenga. Le faccio qualche domanda rispetto a quanto è cambiato in questi anni.

Si ma non è una commemorazione. Voglio dire, ho fatto una ricerca socio-criminologica su mandato dell’amministrazione comunale di allora ma non ci si è mai creduto particolarmente. Lavorai per un anno a rimborso spese: viaggi e costi per pubblicare il lavoro. Accettai con convinzione per fornire un regalo al territorio. Si trattava di 1500 euro. Se un Comune di 23000 abitanti stanzia una cifra del genere mediante una convenzione con un Dipartimento universitario si ipotizza che a quel progetto non crede abbastanza.

Quali risultati erano emersi? I principali almeno?

Ma guardi, di acqua ne è passata sotto i ponti. Fu un lavoro talmente accurato che tra gli altri, si indicarono dieci proposte base su cui sviluppare un’idea di città. Non a caso si intitolò “Strategica Albenga”. Era uno studio di fattibilità sulle politiche di sicurezza urbana e quindi teneva insieme la rigenerazione urbanistico-sociale, perché la prima non sta in piedi senza la seconda e la presa in carico delle criticità sociali, quelle che sfociano negli articoli di cronaca.

Se non ne vuole parlare passiamo a questioni più recenti?

Ma non è che non ne voglio parlare è che mi sembra rientri tra le tante occasioni perse da questa cittadina.

In che senso?

In un senso solo, e cioè che queste analisi dovrebbero essere commissionate a figure terze con fini produttivi: sviluppare la conoscenza del territorio, analizzarne le criticità e prefigurare soluzioni o quanto meno dei cambi di rotta. Terminata quella fase, monitorando il cambiamento, se ne affina il percorso e si comunicano i risultati ottenuti. Se invece per il politico locale rimangono soltanto l’occasione per farne una conferenza stampa archiviando il resto allora servono a poco. Anche se fatte gratuitamente come accadde.

Di quella esperienza è rimasto soltanto quello?

Non so cosa è rimasto, certo è che quel lavoro nacque da una piacevole chiaccherata con la sindaca Guarnieri. Lesse una mia intervista su “Il Secolo XIX” in cui presentavo i risultati di un approfondimento sulla provincia savonese. In quel momento ero all’Università di Milano e sul tema ero consulente della Regione Liguria, fino al 2020. Se ne ebbe a male. Mi scrisse una mail per chiedermi chiarimenti rispetto a quanto affermato. Le proposi un incontro. Ne nacque un rapporto franco. Ci incontrammo più volte. Ricordo al piano superiore di un bar a Porta Molino. Condividevamo il fatto che Albenga avesse bisogno di rifarsi un’identità, che passasse certamente da un miglioramento visibile: ripensare i servizi sociali, rilanciare le due aree intorno al centro storico, Vadino e quella dietro all’ex mercato ortofrutticolo, insomma fare in modo che gli albenganesi si riappropriassero della città. Era cosciente che le criticità presenti l’avevano fatta diventare peggio di quello che era e che bisognava smetterla di spingere sull’acceleratore, come se poi i Comuni limitrofi fossero dei bengodi. Da li a poco mancò e non mi pare che chi è seguito sia riuscito a ribaltare questa immagine.

A cosa si deve tutto questo?

All’incapacità di avere una classe politica capace. E’ un problema generale. Chi più, chi meno, ce l’abbiamo tutti. Ma scusi, faccio un esempio che vale per mille altri che potrei fare. Nel 2021 sono venuto a presentare un libro ad Albenga alla Fondazione Oddo. A un certo punto un assessore fa un intervento in cui passa in rassegna i numeri degli arresti compiuti dalla polizia, più della metà per piccoli quantitativi di droga, di quelli che fanno arrabbiare i cittadini per via del fatto che l’iter giudiziario prevede la scarcerazione dello spacciatore che dopo qualche settimana è di nuovo dove era stato sorpreso a spacciare. Ci capiamo o no che questa è una logica auto distruttiva? A parte il fatto che le statistiche è sensato le dia un Questore o un Comandante dei Carabinieri, ma un sindaco o un assessore hanno il compito di intervenire a proposito delle misure amministrative che realizzano prima e dopo che reati e devianze avvengano.

L’avevo cercata anche per commentare quanto accaduto a quel cittadino marocchino aggredito violentemente a fine luglio.

L’altra sera ad Albenga è stata fatta una manifestazione in solidarietà da parte dei suoi connazionali. In questi casi sembra una frase di circostanza ma quel che è da dire è: non disturbiamo gli investigatori nel loro lavoro. Non è rilevante chi fosse la vittima e come sono andate le dinamiche del fatto. L’occasione sarebbe quella di una marcata, una forte presa di distanza dalla violenza da parte del sindaco e dell’assessore, oltre che esprimere un attestato di civiltà a difesa della città, ma giustamente ognuno fa le sue valutazioni e si comporta in base a quelle, anche se i ruoli istituzionali ricoprono una valenza che non può passare indifferente. Ciò vale a difesa di tutti: residenti marocchini o albanesi, albenganesi nativi o migranti dal sud Italia, trapiantati dal Piemonte o dalla Lombardia. Il giorno dopo sono stato un paio d’ore ad Albenga e la litania era sempre la stessa: risiedere a Villanova, Cisano, Garlenda, anche solo a Ceriale sembra l’unica via di fuga come mirare a un trasferimento nei Comuni intorno, invece invertire questa tendenza dovrebbe essere una priorità. Gli albenganesi dovrebbero essere fieri della loro città, nella provincia più anziana della regione, in cui la popolazione si mantiene stabile per via degli stranieri e quindi per qualche offerta occupazionale.

Redazione

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