C’è stato un passato in cui - tra l’esordio in Serie A, appena 16enne nella Pistoia di papà Paolo, e il volo oltre oceano per poi sfiorare il titolo NCAA, davanti a 72 mila spettatori, con la maglia di Texas Tech University - Davide Moretti veniva considerato da tanti addetti ai lavori come il possibile, futuro, miglior giocatore italiano.
Aspettative molto, forse troppo alte, per chi avrebbe poi conosciuto la dura concorrenza di Milano (che senza tale stigmate a lui non si sarebbe interessata…) e poi la “discesa” in una Pesaro comunque da metà alta della classifica, ma l’onda lunga delle stesse può aiutare a dare l’adeguato valore al colpo messo a segno ieri dalla Pallacanestro Varese. Anche perché stiamo scrivendo di un 25enne, non di un vecchietto a fine carriera.
Quello biancorosso sembrerebbe essere stato un blitz, quantomeno nella chiusura della trattativa, arrivata a bruciare sul tempo diverse altre concorrenti (non solo la Virtus Bologna) alla ricerca di un esterno formato nella Penisola. Sulle tracce del talentuoso Davide, però, Varese vi era in realtà da settimane, schermata a ogni frequenza di radio mercato, ben attenta alle mosse di Pesaro.
Perché tanta attenzione? Perché con Moretti la Openjobmetis si è assicurata un giocatore non solo giovane, non solo di razza, ma pure - almeno sulla carta - confacente alle predilezioni di Matt Brase e di Luis Scola.
Il tiro da fuori, innanzitutto: 37% nella sua ultima stagione marchigiana su 143 tentativi. Si tratta di una percentuale alla Markel Brown e alla Tomas Woldetensae, ovvero due delle principali bocche da fuoco dall’arco della Varese 2022/2023, nonché risultato che è valso a Moretti jr un posto tra i migliori 40 tiratori dello scorso campionato. La pericolosità balistica messa in mostra nell’ultima Serie A è stata peraltro solo una conferma: nelle due stagioni migliori al college il bolognese ha tirato con una media superiore al 40%.
Moretti tuttavia è anche altro: abile giocatore di pick and roll, buon trattatore di palla e play/guardia intercambiabile, anche grazie a un fisico non così minuto (190 cm per 85 kg). Il periodo pesarese gli è poi servito - e anche questo non è una novità, fin dai tempi universitari - a ribadire la tendenza a non disdegnare responsabilità sulle proprie spalle, anche nei momenti caldi delle partite: nell’ultimo anno è andato 18 volte in doppia cifra, 4 volte sopra i venti (11,7 la media punti), e ha fatto male anche ai biancorossi, con 22 punti all’andata e 16 al ritorno (nel quarto di finale in Coppa Italia, invece, non toccò il campo per i postumi di un’influenza).
Certo, il nostro ha diversi margini di miglioramento ed è un bene: in difesa, fondamentale nel quale tende ancora a “sfarfallare”, nel prendere le decisioni ad alta velocità e nel servire i compagni. A testimoniarlo i soli 2,7 assist di media a gara, che Brase & co contano almeno di raddoppiare grazie al ritmo del 7 seconds or less.
Come e dove si inserisce il giovanotto? In un reparto che spera di avere ancora Markel Brown (la certezza al momento è merce tarocca, quindi attenzione: ci sarà solo alla firma) e farà a meno dell’MVP Colbey Ross: Moretti, l’americano Vinnie Shahid (anch’egli ad amare i giochi a due, sebbene in un campionato minore come quello islandese facesse un po’ quello che voleva), Matteo Librizzi e (auspicabilmente) Brown si potrebbero quindi equamente dividere i compiti che la stagione scorsa parevano essere ben più delineati, ovvero quelli di incursione, facenti capo a Ross, e quelli di sparo.
Di certo la presa del 25enne azzurro copre e ben protegge una scommessa come Shahid, dandogli tutto il tempo per ambientarsi e per imparare a portare la pesante eredità di Ross.
Mancano ancora troppi tasselli, in ogni caso, per stilare il mansionario, e nemmeno il nuovo sì di Brown potrebbe in effetti chiudere il mercato esterni: Varese è pronta ancora una volta a “costruirsi” in base a quanto offrirà il mercato e a quanto pescheranno i diversi ami già buttati, disponibile a giocare ancora più “piccola” (nel caso di un nuovo esterno) come a concentrarsi su ali (dove per ora ci sono solo Tomas Woldetensae e Nicolò Virginio) e lunghi.
E una previsione sarebbe prematura anche sul bilanciamento (anche negli spot del parquet) tra italiani e stranieri: i formati in organico per ora sono quattro, se si volesse chiudere con il 5+5 ne mancherebbe solo uno…
...che non sarà - come nelle previsioni - Giovanni De Nicolao, oggi salutato ufficialmente dalla società. Ci accodiamo alle belle parole spese dal club: "… ha saputo farsi apprezzare per il suo impegno, la sua professionalità e l’attaccamento alla maglia. Prima ancora che come giocatore è riuscito a conquistare il cuore dei tifosi per la persona che è, un ragazzo cresciuto e diventato uomo durante questi tre intensi anni". Sì, Giò De Nik - comunque uno dei migliori difensori visti da queste parti nel corrente millennio - fa parte di quella ristretta cerchia di atleti capaci di ritagliarsi un ricordo umano nell’anima di chi lo ha tifato. Gentile, sorridente, timido di quella timidezza delicata e non inibente, autentico, per tre anni perfetto varesino: in bocca al lupo.
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