Il Nazionale

Cronaca | 23 giugno 2023, 14:41

Delitto Scagni, il marito di Alice: "Quando ho visto la scena ho pensato di mettere in sicurezza nostro figlio"

Su Alberto: "Non c'era stima, sapevo che beveva e faceva uso di droghe, ma non abbiamo mai litigato. Alice mi diceva: 'Gestisco io il rapporto con lui'"

Delitto Scagni, il marito di Alice: "Quando ho visto la scena ho pensato di mettere in sicurezza nostro figlio"

Mi sono affacciato dopo aver sentito mia moglie gridare 'Aiuto!', ho visto Alice e suo fratello avere una colluttazione, così, preso dal panico pensando che Alberto potesse fare del male a mio figlio e che avesse sfilato le chiavi di casa ad Alice, ho bloccato la porta d'ingresso, poi dalla cucina ho preso un coltello, quello del pane perché è stato il primo che ho trovato”. Così Gianluca Calzona, marito di Alice Scagni, questa mattina ha ricostruito la sera del primo maggio del 2022, quando Alberto Scagni ha ucciso la sorella sotto casa.

Quel giorno – ricostruisce Calzona - io e Alice avevamo avuto una discussione perché lei la sera prima non mi aveva detto che Alberto aveva dato fuoco alla porta di casa della nonna. Me lo ha detto solo la mattina dopo, così abbiamo discusso. Alla fine siamo giunti alla conclusione che alcuni giorni dopo saremmo andati via. Alice mi ha detto 'Mercoledì ce ne andiamo, sistemiamo prima alcune cose al lavoro, dobbiamo dirlo ai colleghi'. Credo che in realtà lei volesse solo prendere tempo, mercoledì avrebbe trovato una nuova scusa”.

Purtroppo il mercoledì non arriverà mai per Alice Scagni che subito dopo essere scesa a portare fuori il cane è stata sorpresa dal fratello che l'ha uccisa con venti coltellate. “Quella sera ero stanco, volevo andare a letto presto perché sapevo che il giorno dopo avrei avuto una giornata impegnativa, così ho pensato di portare presto fuori il cane, ma Alice mi ha fermato dicendomi che sarebbe andata lei. Prima di scendere mi ha detto: 'Non ho paura di Alberto', 'In che senso?', le ho risposto, ma lei stava ormai scendendo”.

Quando ha visto Scagni aggredire la sorella, Calzona, racconta di essere rimasto 'gelato' per un istante, poi mentre metteva in sicurezza se stesso e il bambino, chiamava i soccorsi, dicendo all'operatore del 118 che aveva riconosciuto il cognato.

Rispondendo alle domande del pubblico ministero Paola Crispo, del suo legale Andrea Vernazza e di quelle dell'avvocato di Scagni, Mirko Bettoli, Calzona ricostruisce i rapporti tra lui e Alberto, conosciuto nel 2011, poco dopo l'inizio della relazione con Alice. Quello che ricorda Calzona era l'abuso di alcol da parte di Alberto. “Lo vedevo in occasioni canoniche, durante i compleanni o per le feste comandate. Notavo che dopo cena spesso continuava a bere, e poi diventata aggressivo. Lo dicevo a mia moglie, ma mai al resto della famiglia perché Alice mi diceva che voleva gestire in prima persona il rapporto con il fratello con cui non avevo mai litigato, ma che sicuramente aveva uno stile di vita differente dal mio, non c'era stima. Sapevo che oltre a bere faceva uso di droga, una volta per scherzo diede un panetto di hashish ad Alice, che ingenuamente se lo era messo in borsa”.

Durante l'interrogatorio di Calzona non è quasi mai emersa quella che è la tesi sostenuta dai genitori di Alice e Alberto, e cioè che il figlio sarebbe incapace di intendere e di volere. Calzona però racconta che in seguito ad alcuni sms e messaggi su WhatsApp deliranti che Alberto inviava a lui e a sua moglie, aveva suggerito ad Alice il nome di uno psicoterapeuta da consultare. Il terapeuta, Antonio Floriani, riceverà Alice e la sua famiglia, ma al termine del colloquio dirà loro che non si poteva costringere Alberto a seguire una terapia, suggerendo alla famiglia di rivolgersi al centro di salute mentale.

Francesco Li Noce

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