Entro i prossimi cinque giorni, la giudice Anna Mascolo del Tribunale di Torino dovrà decidere se riaprire o meno le indagini inerenti il sequestro dell'industriale vitivinicolo canellese Vittorio Vallarino Gancia, avvenuto il 4 giugno 1975 ad Acqui Terme (Alessandria) da parte di un gruppo armato delle Brigate Rosse.
Nel corso dell’operazione che portò alla liberazione dell’industriale, avvenuta nelle campagne alessandrine, persero la vita l'appuntato dei Carabinieri Giovanni D'Alfonso e Mara Cagol, cofondatrice delle Brigate Rosse con il marito Renato Curcio.
La novità sulla vicenda risale però ai giorni scorsi, quando la Procura di Torino ha notificato un avviso di garanzia a Lauro Azzolini, oggi 79enne, presunto capo della colonna milanese delle BR all'epoca del sequestro. Azzolini è stato individuato come il secondo brigatista coinvolto nella sparatoria durante la liberazione di Vallarino Gancia (deceduto nel novembre dello scorso anno a 90 anni da poco compiuti, CLICCA QUI per rileggere l'articolo) riuscito a fuggire.
In passato, Azzolini era stato assolto dalle accuse relative a questa vicenda, ma adesso potrebbe essere indagato nuovamente. L'inchiesta è stata avviata dopo la presentazione di un esposto da parte di Bruno D'Alfonso, figlio dell'appuntato ucciso. Anche Renato Curcio, oggi 81enne, è stato iscritto nel registro degli indagati tre mesi fa. La vicenda, avvenuta ormai quasi cinquant'anni fa, continua ad essere al centro dell'attenzione della giustizia italiana.
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