Il Nazionale

Cronaca | 04 maggio 2023, 19:55

Lo schianto in A21 e poi la fuga: chiesto il rinvio a giudizio per il 39enne operaio di Cortemilia

A un anno dall’incidente sul tratto pavese dell'autostrada Torino-Piacenza fissata l’udienza preliminare per i fatti che portarono alle morte di un 45enne francese e del suo figlioletto undicenne

Lo schianto in A21 e poi la fuga: chiesto il rinvio a giudizio per il 39enne operaio di Cortemilia

Dopo la fine delle indagini, comunicata nel marzo scorso, è stata depositata la richiesta di rinvio a giudizio per il 39enne operaio di Cortemilia indagato dalla Procura della Repubblica di Pavia per le conseguenze del tragico incidente avvenuto sull’autostrada A21 Torino-Piacenza nella notte tra il 28 e il 29 aprile dello scorso anno.

L’uomo viaggiava sulla carreggiata Nord in direzione del capoluogo piemontese alla guida di una Lancia Grand Voyager, quando, poco prima dell’una, nel territorio del Comune di Lungavilla, presso Voghera (Pavia), venne coinvolto nell’incidente che provocò la morte del 45enne cittadino francese Benoit Gros e del figlioletto Titovan, undicenne.

Il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Pavia, dottor Pasquale Villani, ha ora fissato per il prossimo 1° giugno l’udienza preliminare nella quale si deciderà l’eventuale rinvio a giudizio dell’operaio, difeso dagli avvocati albesi Roberto e Roberta Ponzio, e dell'altra persona indagata in conseguenza del sinistro, un cittadino classe 1989 residente a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, difeso dall’avvocato Corrado Limentani del foro di Milano.

Il giovane casalese risulta indagato per omicidio stradale in quanto alla guida della sua Mercedes Cls – a bordo della quale viaggiavano anche i genitori di 63 e 60 anni, anche loro feriti nel sinistro, e la sorella 33enne –, violando le norme sulla disciplina della circolazione stradale aveva violentemente tamponato la Citroën Berlingo sulla quale viaggiavano una coppia francese e i loro quattro figli, di ritorno a Parigi dopo una vacanza, in quel momento fermo lungo la carreggiata a causa di un’avaria. Secondo quanto emerso dalle indagini l’uomo avrebbe viaggiato a una velocità di 176 chilometri orari, quindi ben oltre i limiti previsti per quella tratta.

Secondo la ricostruzione del sinistro effettuata dalla Procura pavese – la richiesta di rinvio a giudizio poggia sugli accertamenti fatti dalla Polizia Stradale di Alessandria, ma anche su una relazione cinematica effettuata dall’ingegner Mattia Sillo di Borgarello (Pavia) e su una consulenza medico legale effettuata dal dottor Marco Ballardino, della sezione di Medicina Legale dell’Università di Pavia –, in conseguenza del violento urto il van si sarebbe ribaltato e il bambino ne sarebbe stato sbalzato fuori.

Il padre, in quel momento già fuori dal veicolo nel tentativo di risolverne il guasto, avrebbe cercato di soccorrere il figlio, ma entrambi vennero travolti dal monovolume condotto dal 39enne langarolo e sul quale viaggiava anche un passeggero, sopraggiunto sul luogo dell’incidente a una velocità che le verifiche effettuate in seguito avrebbero definito come pari a 170 km orari.  

Da qui l’ipotesi d’accusa di omicidio stradale ipotizzata dalla Procura nei confronti dei due – sempre secondo gli inquirenti la morte del bambino sarebbe stata provocata dal primo tamponamento, per le gravi lesioni cranio cefaliche subite dal piccolo –, mentre il cortemiliese è indagato anche per omicidio con fuga e omissione di soccorso in quanto, invece di fermarsi, si era allontanato dal luogo dello scontro venendo poi fermato ore più tardi da una pattuglia dei Carabinieri quando era già uscito dall’autostrada e giunto ad Acqui Terme (Alessandria).  

Il doppio incidente provocò gravi lesioni anche alla moglie 43enne e agli altri figli di Benoit Gros, che al momento del fatto avevano rispettivamente di 16, 14 e 4 anni. 

Commenti