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Sport | 29 aprile 2023, 09:51

Re Carlo, la gioia e i piccoli passi sul ghiaccio: «Era tutto scritto ma non siamo diventati milionari. Restiamo noi stessi e continuiamo a farci voler bene»

A due settimane dalla vittoria del campionato il presidente dei Mastini Carlo Bino fa un bilancio della stagione e guarda al futuro. I segreti del successo, i tifosi, i giovani, la squadra del prossimo anno, Devèze, il non salto in Alps, le promesse e la vicinanza alla Pallacanestro Varese: ecco la lunga chiacchierata

Re Carlo, la gioia e i piccoli passi sul ghiaccio: «Era tutto scritto ma non siamo diventati milionari. Restiamo noi stessi e continuiamo a farci voler bene»

«Era tutto scritto» dice Carlo Bino, presidente operaio dei Mastini. Una frase che sarebbe piaciuta a suo papà e a chi rivede in questi Mastini lo spirito familiare che ha sempre fatto la fortuna di sport popolari - anzi popolani - come l'hockey o il calcio varesini che, con le persone giuste, si trasformano nella casa di tutti e dove «puoi lasciare la porta di casa aperta, come in un paese di montagna, perché chiunque entra è un amico» (la frase è di Rolando Maran, non a caso montanaro trentino, uno dei più grandi allenatori mai passati da queste latitudini).

Nella chiacchierata tra presente e futuro con Bino c'è tutto quello che ha portato fin qui i Mastini e li porterà a... rimanere ciò che sono, cioè amati, una cosa che vale più di qualunque coppa o campionato. Ci sono l'alchimia con Malfatti, la semplicità e l'energia positiva da mantenere, il successo da vivere non come un peso ma una fortuna, la volontà di ripartire per scrivere, anzi riscrivere, la storia, il palaghiaccio diventato piccolo solo con il tempo («Magari si troverà il modo di aumentare la capienza»), il futuro con il "no" odierno all'Alps che un giorno sarà un sì («Torneremo a giocare contro il Merano, contro il Cortina, contro le migliori, ma solo quando potremo farlo con una squadra e una società forti. Oggi non rinuncio ai miei senatori per andare in Alps») e il rapporto con Devèze, i molti talenti giovani da inserire in squadra, le trattative con i giocatori («La vittoria non ci ha reso milionari: rispetteremo alla lettera le nostre possibilità»). E il pensiero finale, che poi è quello iniziale di tutti i varesini, per la Pallacanestro Varese: «Nessuno può spezzare il suo sogno».


Il bilancio

«In questi giorni è stato bello fermarsi e riflettere, su passato, presente e futuro. Sono andato nella mia Africa (per lavoro ndr) e con la pace dentro ho potuto ripercorrere tutto quello che è successo e abbiamo fatto, dalla prima conferenza tenuta al Palace a oggi. È stata una stagione pazzesca: avevamo in testa tante cose e le abbiamo portate tutte a compimento. Non era scontato: avevamo una squadra forte, è vero, ma il confine tra vittoria e sconfitta a volte è labile, è questione di secondi o centimetri, entrambi i nostri successi lo hanno dimostrato. Quest’anno però a Varese era tutto scritto: avevamo il vento in poppa, ogni cosa ha girato per il verso giusto, anche banalmente con gli infortuni. Sono felicissimo. Un merito da rivendicare? Il rapporto che ho costruito con Matteo (Malfatti ndr): si è creata un’alchimia che ci ha permesso di confrontarci su tutto ogni giorno, di non tralasciare nulla, nemmeno le piccole cose. Questo ha evitato che da piccole gocce potessero nascere degli uragani: abbiamo tratto positività da ogni avvenimento».

I propositi per la nuova stagione

«Non dobbiamo dare nulla per scontato: ricominceremo come lo scorso anno, con i piedi per terra. Se ti senti arrivato, sei morto. Invece vorrei tenere un profilo basso e trasmettere semplicità a chi mi sta intorno, mantenendo quell’energia positiva che ci ha consentito di remare tutti dalla stessa parte: giocatori, dirigenti, tifosi, giornalisti. Tutti insieme: così siamo diventati invincibili. Poi è chiaro che ripartiremo da una vittoria e le aspettative saranno alte. Ma non ci spaventa, perché il successo deve essere una fortuna, non un peso: sono io il primo a voler riscrivere la storia, a voler rivincere sia la coppa che il campionato». 

Il pubblico

«L’assessore Stefano Malerba mi ha fatto uno dei complimenti più apprezzati: "avete creato qualcosa di davvero bello" ci ha detto. È vero, con e grazie ai nostri tifosi abbiamo creato una famiglia, un insieme di persone che ha creduto nella genuinità di questo progetto. Siamo tutti sulla stessa linea e il tifoso ha voluto vivere questa armonia. La nostra gente è la parte più importante nella nostra realtà, anche perché molti dei supporter gialloneri hanno fatto dei veri sacrifici per esserci, soprattutto in trasferta. Ci saranno novità ed eventi per loro, a partire dalla campagna abbonamenti che sarà pronta entro quindici giorni».

Il palaghiaccio

«Avere la nuova arena è stata una fortuna ed è stato fondamentale. Bella, confortevole, ha tutto. Troppo piccola? Lo è diventata con il tempo, ma 1000 posti sarebbero stati anche troppi se la squadra fosse andata male: la verità è che abbiamo dovuto lasciare fuori le persone solo nelle ultime partite. Poi è altrettanto vero che alla lunga la capienza rischierà di non essere adeguata: spero davvero che ci sia qualche modo per aumentarla, magari alla bisogna».

I giovani

«Come ha detto Malfatti: li introdurremo nella squadra. Abbiamo vinto con un gruppo che ha un’età media di 28 anni e i nostri senatori a un certo punto dovranno mollare. Diventa quindi imprescindibile iniziare fin da subito a costruire il futuro, inserendo giovani bravi ogni anno. Tutto questo in attesa di un settore giovanile interno che inizi a produrre “varesini”: anche questo sarà fondamentale alla lunga per sopravvivere, anche per questioni economiche».

L’Alps

«Sì, un giorno torneremo a giocare contro il Merano, contro il Cortina, contro le migliori, ma solo quando potremo farlo con una squadra e una società forti, non da ultimi in classifica e con mille problemi economici. L’Alps insomma è un obiettivo, ma da raggiungere partendo dal basso e aggiungendo un mattoncino alla volta. Se facessimo il salto oggi avremmo innanzitutto un problema di squadra, perché dovremmo rinunciare a tutti i nostri giocatori simbolo, ai nostri senatori, impossibilitati con il loro lavoro a fare trasferte di 1000 chilometri. E allora no, io non lascio per strada da un giorno all’anno chi ha tirato la carretta per anni, non mi rimangio la parola nei loro confronti».

Devèze

«È una grande persona, abbiamo un bellissimo rapporto e mi piace per tanti aspetti: la nostra volontà è che continui il progetto con lui. Il suo contratto, in ogni caso, ha ancora un anno di durata».

La nuova squadra

«Stiamo già lavorando su più fronti e a breve inizieranno ad arrivare le prime firme, prima i giovani e poi gli stranieri. Ci piacerebbe confermare tanti elementi di questa stagione, compresi Drolet e Desautels, ma non stravolgeremo mai il nostro budget: chi avrà un’offerta da una lega superiore e vorrà coglierla se ne andrà, non ci metteremo economicamente in concorrenza. Anche perché tutti devono capire che la vittoria non ci ha reso milionari: rispetteremo alla lettera le nostre possibilità. Ed è anche vero che la squadra forte è quella che vince anche cambiando qualche elemento».

Gli sponsor

«Sono davvero soddisfatto: chi è arrivato nella nostra famiglia ci ha dato tanto, anche dal punto di vista umano. Perché ha capito l’importanza dei nostri sforzi e dei piccoli gesti, come può essere pagare comunque il biglietto nonostante le agevolazioni. Mi auguro che per la prossima stagione rimangano in tanti al nostro fianco».

Le promesse

«Sì, se ne possono fare. E sono queste: la continuità del lavoro, il mantenimento di un ambiente bello e bello da rivivere, la voglia di puntare al massimo, una squadra che farà bene e la volontà di iniziare a costruire il futuro».

Pallacanestro Varese

«Siamo loro vicini, come dal primo giorno e dopo quello che è successo ancora di più. Mi auguro che domenica contro Scafati possa arrivare la salvezza, questa è la prima cosa. E poi che il progetto possa andare avanti: la Pallacanestro Varese merita tutto il bene e nessuno può spezzare il suo sogno».

Andrea Confalonieri

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