Il Nazionale

Sport | 14 aprile 2023, 23:18

La presa di posizione biancorossa, le regole in gioco, i precedenti, i dubbi

Un'altra giornata dentro la sportivamente apocalittica situazione che ha coinvolto la Pallacanestro Varese: cosa è emerso rispetto a ieri? E cosa dovrà fare la società per ribaltare il verdetto? Una cosa è certa, la strategia difensiva è già iniziata

La presa di posizione biancorossa, le regole in gioco, i precedenti, i dubbi

Le parole dell’amministratore delegato della Pallacanestro Varese Luis Scola (leggi QUI) sono arrivate con una potenza non banale a scuotere il torpore di queste ore di attesa e incertezza drammatiche dopo il terremoto sportivo che si è abbattuto sulla società biancorossa.

A differenza di ieri, il comunicato del club prealpino non è stato di maniera. Varese, infatti, pare prendere una posizione netta su diverse questioni:

a)l’irregolarità formale non è stata commessa dai propri dirigenti

b)Varese non ha ottenuto alcun vantaggio dall’irregolarità

c)Quest’ultima non ha inciso in alcun modo sull’iscrizione al campionato

d)L’irregolarità riguarda un ex tesserato

e)Le pendenze pregresse sono state saldate

Il punto e) è un dato di fatto. Incontestabile. Il punto b) è ciò che tutti pensano (pensiamo), ma sovviene spontanea anche una considerazione: una regola non rispettata può di norma comportare sanzioni indipendentemente dal vantaggio che si acquisisce dalla sua infrazione. 

Sulle altre affermazioni si giocherà il giudizio di appello alla sentenza emessa ieri (leggi QUI). 

La fede nelle parole biancorosse, in particolare in quelle di Luis Scola, artefice della rinascita della Pallacanestro Varese, amministratore che si è fatto coraggiosamente carico di mille problemi pregressi al suo arrivo per dare vita a un nuovo corso, è totale. Ma le preoccupazioni rimangono e sono parecchie. Così come gli aspetti da chiarire. Proviamo a ritornare su alcuni punti dopo un’altra giornata alla ricerca di informazioni, spiegazioni e precedenti.

Finché non saranno rese pubbliche le motivazioni alla sentenza di ieri, ogni attestazione (giornalistica e non) non può essere presa per oro colato. Premesso ciò, però, le contestazioni ai biancorossi dovrebbero aver preso spunto innanzitutto dalle norme tecniche del Regolamento Esecutivo LBA.

A rilevare l’articolo 4, il 12 e il 13: analizziamoli.

Ecco l’articolo 12: “Nell’ambito della presentazione della documentazione di cui all’art. 4 del presente Regolamento (quella per l’iscrizione al campionato ndr), il legale rappresentante di ogni società associata invia alla Struttura Compliance LBA una dichiarazione, con riferimento alla stagione appena conclusa o che sta per concludersi, con cui dichiara che, relativamente alle scadenze riferite al 30 aprile precedente, sono stati regolarmente adempiuti gli impegni presi verso i tesserati”. 

L’articolo 13 - nel primo comma sezione a) - amplia la portata di quest’obbligo “a eventuali impegni relativi alle stagioni precedenti”, e - nella sezione b) - prevede una dichiarazione che attesti che la società “non subirà condanne al pagamento di somme derivanti da lodi arbitrali esecutivi FIP, BAT o di LBA”.

Qui sta il primo punto: la società era, in sede di iscrizione al campionato 2022/2023, a conoscenza delle pretese di Milenko Tepic? Ha quindi davvero nascosto - come pare sostenere la giustizia Fip - un debito nei confronti di un giocatore che avrebbe potuto, come poi è effettivamente accaduto, sfociare in un lodo?

L’esecutività del BAT (cioè del Basketball Arbitrat Tribunal della Fiba, adito da Tepic) è stata comunicata a piazzale Gramsci solo tra ottobre e novembre 2022, certo: Varese, però, dovrà riuscire a dimostrare di non aver avuto alcun modo di conoscere le pretese dell’ala prima del deposito dell’autocertificazione. O che dietro alla non conoscenza ci sia al più un errore incolpevole, o qualsiasi altra motivazione che vada a giustificare la non dichiarazione in sede di iscrizione. Anche - attenzione: potrebbe essere questa un'ipotetica strategia difensiva - la volontà di non riconoscere una validità a quanto reclamato da Tepic prima di una pronuncia giudiziale (che effettivamente a luglio scorso ancora non c'era). Magari non salverebbe del tutto Varese, ma di certo avrebbe senso.

In ogni caso: a giudicare da alcuni particolari non confermati emersi ieri (leggi QUI) non sarà una passeggiata.

E il fatto che l’irregolarità “non abbia riguardato i rapporti con gli attuali tesserati, bensì con un ex giocatore” (come scritto nel comunicato biancorosso) non dovrebbe rilevare: la norma citata pare ampliare chiaramente lo spettro temporale.

C’è il precedente di Eurobasket Roma, esclusa dalla A2 l’estate scorsa, a generare preoccupazione, anche se si tratta di un caso simile, ma non identico, protagonisti il club capitolino e Damien Hollis, peraltro anch’egli ex biancorosso. Hollis - così hanno ricostruito i tre gradi di giudizio federali, tutti “persi” da Eurobasket - lamentò un debito con i romani risalente al 2018: ne nacque un lodo arbitrale iniziato a marzo 2022, seguito poi da un accordo tra le parti di rateizzazione del debito, le cui scadenze non furono rispettate. Eurobasket presentò comunque la documentazione per iscriversi al campionato, ma l’1 luglio 2022 - cioè dopo la presentazione - ricevette notifica dell’esecutività del BAT del lodo intentato nel frattempo da Hollis, con 7 giorni per regolarizzare la propria posizione o 14 per presentare ricorso. Il 15 luglio la Commissione Tecnica di Controllo la escluse dalla Serie A2. Il caso è ancora aperto ed è finito addirittura davanti al Tar del Lazio. 

Secondo punto. Contrariamente a quanto ipotizzato nelle prime ore ieri, per Varese la sentenza non è stata un fulmine a ciel sereno. Da mesi il club prealpino era stato informato del procedimento in corso e convocato per assumere informazioni e - si suppone - presentare anche le proprie difese.

Il fulmine a ciel sereno è stata la portata della sanzione, ma non certo la teorica possibilità di vedersene comminata una. A logica, inoltre, Varese era a conoscenza anche della ben più ampia richiesta di 24 punti di penalizzazione (o addirittura di retrocessione) presentata dall’accusa, con le violazioni del Regolamento Esecutivo LBA rilevanti in quanto violazioni del Regolamento di Giustizia Fip e configuranti la frode sportiva e l’illecito sportivo.

E allora vediamo anche l’articolo 61 del Regolamento di Giustizia, che va a spiegare il motivo per cui è anche la società a essere punita: “Le Società rispondono, a titolo di responsabilità oggettiva, degli atti di frode sportiva e di illecito sportivo posti in essere dai propri dirigenti e tesserati (nel caso di specie chi ha firmato l’autocertificazione ex Regolamento LBA, asserendo l’assenza di pendenze ndr). La responsabilità è sanzionata – a seconda della gravità e dei danni cagionati all’immagine del movimento cestistico nazionale – con la penalizzazione di uno o più punti in classifica o con la retrocessione nella categoria inferiore”. 

Da esso si comprende come lo spettro della possibile sanzione fosse davvero molto ampio.

Cosa fare ora? Aspettare le motivazioni della sentenza di giovedì 13 aprile e capire quale sarà effettivamente la strategia difensiva di Pallacanestro Varese, che all’avvocato Florenzo Storelli affiancherà anche l’avvocato Giampiero Falasca, partner dello studio internazionale DLA Piper, con una lunga esperienza nel settore sportivo professionistico. 

Dall’arrivo delle motivazioni ci sarà tempo fino alle 14 del giorno successivo per presentare un appello su cui, tuttavia, si è già ampiamente iniziato a lavorare. Il comunicato odierno di Pallacanestro Varese lo dimostra.

Fabio Gandini

Commenti