Assolta perché il fatto non costituisce reato. Questa la sentenza pronunciata dal giudice del tribunale di Cuneo nei confronti di una donna cuneese che era stata rinviata a giudizio con l’accusa di aver dichiarato il falso per ottenere il reddito di cittadinanza.
Al momento della domanda per richiedere il sussidio, l’imputata aveva erroneamente calcolato come facenti parte del suo nucleo familiare, dunque residenti con lei e suo marito, anche i quattro figli. A seguito di alcuni controlli operati dall’Inps, venne però scoperto che tre dei ragazzi erano stati affidati temporaneamente ad alcune strutture, cambiando indirizzo di residenza.
Dal 2019 al 2021, la donna percepì 27mila euro. La difficile situazione familiare e i lavori saltuari del marito hanno reso impossibile per l’imputata la restituzione, non solo dello spettante, ma dell’intero importo all’Agenzia delle Entrate, che intanto aveva offerto la propria disponibilità per la rateizzazione.
La donna, nel corso dell’istruttoria, ha spiegato di essersi trattato di un errore l’aver indicato come appartenenti al nucleo familiare anche i figli, in quanto nessuno, al momento della compilazione, le aveva domandato se nel frattempo ci fossero state variazioni.
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