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Sport | 02 aprile 2023, 22:22

I mangia-piccole, sornioni e impenitenti: un po’ sprinter, un po’ maratoneti

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Venezia espugna il Forum e mette tutti spalle al muro, Varese compresa. I biancorossi, però, rispondono subito, grazie al valore più inestimabile della loro stagione: la continuità. Quasi sconfitta al Palaverde? No, ennesima vittoria

I mangia-piccole, sornioni e impenitenti: un po’ sprinter, un po’ maratoneti

È una battaglia, sarà una battaglia, quella per un posto al sole nella post-season.

Venezia che vince al Forum contro una Milano depressa e sciagurata fa venire in mente in chiave cestistica un passaggio dello splendido e istruttivo monologo finale di “The Big Kahuna”, film di John Swanbeck del 1999: “… I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio…”.

La Reyer batte l’Olimpia e mette Varese (e non solo…) con le spalle al muro: prima della palla a due del Palaverde il distacco tra i biancorossi e la nona in classifica - ovvero tra il sogno playoff e un brusco risveglio - si accorcia a soli due punti. Serviva una risposta, è arrivata. È stata l’ennesima.

Di una squadra che possiede un valore inestimabile: la continuità. A fine campionato saranno in pochi a potersi vantare di averla battuta e tra i pretendenti - per il momento - non c’è alcuna avversaria appartenente alla parte bassa della graduatoria, eccezione fatta per Brescia (l’ex bestia nera Pesaro è scivolata solo questa sera nel novero…).

Varese contro le “piccole” è tracotante. Non tanto durante i 40 minuti, che anzi lascia scorrere a volte incurante di una supposta superiorità, concedendo spesso e volentieri opportunità che infondono a piene mani fiducia e adrenalina nelle contendenti, ma al quarantesimo: in un modo o nell’altro riesce sempre a spuntarla. Sempre. Non ne butta via più una. Anche perché, rispetto a ottobre, ha imparato definizione e metodi del killer instinct. 

A Villorba viene fuori la partita che ti aspetti, quella che i numeri avevano vaticinato, forse solo un pizzico più nervosa. Treviso fa la Treviso, forse fa addirittura la Varese: 79.48 possessi contro 78. E per due tempi sembra possedere e padroneggiare anche meglio lo spartito del “7 seconds or less”, il segreto della frizzantezza, trascinata da due giocatori che nella velocità e nella allegria offensiva ci sguazzano, guarda caso due ex, Banks e Sorokas.

La Openjobmetis mangia-piccole però è sorniona: pare perdersi, nemmeno troppo bella, tra palle perse e forzature (finale dei primi due quarti), poi però si accende, e la trovi ad aggiungere sostanza a una sostanza già presente di fondo, in una somma che fa la differenza. La trovi a sopportare meglio la tensione, pure quella creata da certi "talks" in cui Brown e compagni paiono districarsi agevolmente (anche troppo: atteggiamento molto poco "Morey". Infatti i tecnici piovono...). La trovi a difendere, quel tanto che basta a scompaginare i piani altrui. La trovi a scappare, e sei conscio che non durerà, perché questa squadra impenitente non sa gestire (non lo farà mai), ma sai anche che molto probabilmente basterà (vedi il 12-0 di inizio quarto periodo), perché è nella resistenza sul lungo chilometraggio che gli altri (non tutti, ma quasi tutti) a un certo punto si fermano. E lei no.

Il dilemma che serpeggia da inizio anno rimane: quella di Treviso è stata una vittoria all’ultimo, (quasi buttata, troppi rischi), insomma una “quasi sconfitta”, oppure l’ennesima corsa vincente? 

Come sempre lettura a piacere, ma per noi è ormai quasi tutto chiaro: la Varese di quest’anno è un maratoneta, non solo uno sprinter.

Fabio Gandini

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