Il Nazionale

Sport | 05 febbraio 2023, 18:40

La corsa è lunga... e alla fine è solo con te stesso

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Tortona è meglio di Varese: stasera è arrivata la terza conferma, in una partita che ha girato come ha voluto, uccidendo la sua difesa, bloccando il suo attacco e facendole commettere una quantità industriale di errori. Ma non è finita qui: questa squadra e la sua gente sono ambiziose...

La corsa è lunga... e alla fine è solo con te stesso

Tortona è meglio di Varese: questa sera è arrivata la seconda conferma. Anzi, la terza, perché per la prima basta una lettura del roster e uno sguardo ai rispettivi conti in banca.

È quindi perfettamente inutile - anche se ora, qui, a caldo, a nemmeno un metro dal parquet, in una posizione che il film te lo fa vivere, più che vedere, la cosa assomiglia molto a un indispensabile debriefing psicologico - lamentarsi degli episodi e degli arbitri...

Che poi l’arbitro Lanzarini lo si conosce e riconosce bene anche dalla piccionaia eh: bravo bravo tecnicamente, ma quando vuole fare il protagonista son dolori... Forse è per questo che di strada non ne fa quanta ne potrebbe fare. Fischi inutili i suoi oggi, almeno quelli disciplinari. Per tante ragioni: hanno aggiunto tensione a un match che non ne aveva bisogno, sono stati di un fiscale al limite dell’ottusità (Ross si stava lamentando del colpo subito, il suo avversario faceva altrettanto per il fallo fischiatogli: ma lasciala andare, no? Ma quante volte succede su un campo di basket?) e non sono stati equi (viste dall’altra parte delle lamentele dello stesso tenore, se non peggio...). Con quella “T” il buon Colbey, già in serata difficile visto la “cura” appiccicatagli addosso da quell'ottimo coach che è Marco Ramondino, è uscito dalla partita. Ma tant’è…

Tortona è meglio di Varese: e non deve essere un problema ammetterlo. E lo stesso vale per Milano e Bologna (osti, abbiamo scoperto l’acqua tiepida...), per Pesaro e pure per Trento: il bilancio dice 0-7. Ed è eloquente.

Tortorna è meglio di Varese: oggi, per la verità, anche "molto meglio". Ha subito i biancorossi fino al 9-20, fino al primo timeout del suo allenatore, poi ha girato la partita come si fa con un tappo di bottiglia. Ha deciso di fermare Ross (dopo i 35 punti subiti dal folletto del Colorado all’andata), concedendo qualcosa di più in area: poi, nel secondo tempo, ha chiuso anche quella. Ha fatto girare come una trottola e completamente a vuoto la difesa biancorossa, costruendosi ottimi tiri e convertendoli a dovere. Ha dominato a rimbalzo, ha preso il largo e non si è più girata.

Ma soprattutto ha costretto la combriccola di Brase a commettere una quantità enorme di errori. L’ha obbligata ad alzare bandiera bianca in difesa (34 punti subiti nel secondo quarto, 31 nel terzo, 75 in ventisette minuti, 85 in trenta…) sapendo - ed è questo che fa tutta la differenza del mondo - che alla lunga l’avrebbe bloccata anche in attacco. E che, quindi, anche l’arma migliore a disposizione degli ospiti non sarebbe bastata.

Cosa rimane, davanti a una così oggettiva, brutale e difficilmente controvertibile ricognizione di inferiorità? Rimane l’ambizione, rimane la fame.

E nessuno può e deve dubitare che le stesse facciano parte della squadra di quest'anno, di chi la dirige e della sua gente, cui basta un occhio di sole per andare di nuovo giù di testa per la religione sportiva cittadina (raffica di sold out e migrazioni piemontesi, in attesa di Torino…). Varese ha deciso di sfidare il campionato con la propria diversità dalla prima palla a due, ha alzato continuamente l’asticella, ha preso colpi ma non si è mai fermata. 

E non lo farà, fino alla morte della sua stagione: solo lì avremo davvero capito il suo valore reale.

La corsa è lunga, diceva qualcuno, e alla fine è solo con te stesso. I margini di miglioramento ci sono ed è per questo che la critica, anche se a volte non fa piacere, ha sempre senso.

Soprattutto se è rivolta alla difesa.

Fabio Gandini

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