Il 4 maggio prossimo, il giudice Sandro Cavallo pronuncerà la sentenza relativa al procedimento a penale a carico di N.M., 52enne senegalese, rinviato a giudizio davanti al Tribunale di Cuneo con l’accusa di omicidio colposo stradale.
Nella mattina del 27 luglio del 2020, sulla SP 20, all’altezza dell’aeroporto di Levaldigi, il camion guidato dall’imputato si scontrò conto una Mazda 6. Nello schianto morì sul colpo il conducente Biser Tsvetkov, cittadino bulgaro di 47 anni, che risiedeva ad Orange. La madre si è costituita parte civile.
Stando a quanto ricostruito dai testimoni che assistettero all’incidente, sembrerebbe che la Mazda guidata dalla vittima, dopo una brusca sterzata, avesse invaso la corsia contraria da cui proveniva N.M. I due mezzi si urtarono violentemente sulla parte anteriore sinistra. Secondo quanto riferito dai conducenti che si trovavano dietro l’autocarro, N.M. frenò e sterzò tutto a destra per evitare l’urto senza però riuscirsi finendo nel fosso sulla destra della carreggiata.
Il consulente nominato dal pubblico ministero ha sostenuto che la velocità tenuta dall’autocarro al momento dello schianto superasse di 7km/h il limite consentito su quel tratto di strada, i 70 km/h: “Se l’autocarro fosse andato più piano, lo schianto non sarebbe stato mortale” ha concluso l’ingegnere.
Di contro, il consulente di parte civile ha illustrato che in base alla cinetica dell’incidente a N.M sarebbero serviti più secondi per sterzare verso destra: “Considerata la manovra repentina messa in atto dal conducente della Mazda, forse dovuta a un colpo di sonno o a un malore, anche se l’imputato avesse viaggiato ai 70km/h non sarebbe cambiato nulla. Anzi, l’auto avrebbe avuto il tempo di invadere ancora di più la carreggiata opposta e, purtroppo, si sarebbe assistito ad uno schianto frontale con lo stesso esito”.
A voler rilasciare spontanee dichiarazioni è stato N.M., che si è detto molto dispiaciuto per quanto accaduto: “Ho fatto tutto il possibile per evitarlo, ma non ci sono riuscito".
Commenti