Le liste d’attesa nella sanità come priorità in caso di elezione, le Olimpiadi come banco di prova, la fiducia che gli deriva anche dall’appartenenza a un centrodestra «che a livello nazionale sta facendo cose egregie» e una maggior durezza come eredità di un primo mandato non facile.
Questo e altro c’è nel bagaglio di Attilio Fontana, il presidente della Lombardia che il 12 e il 13 febbraio prossimi cercherà il bis. Lo si scopre in quest'intervista, alla quale il governatore uscente si presenta coperto da un giaccone griffato “Milano-Cortina 2026”…
Presidente, possiamo prendere spunto dal suo abbigliamento odierno per la prima domanda?
Beh, le Olimpiadi 2026 sono uno dei risultati più grandi che potevamo ottenere, anche perché nel momento della loro assegnazione avevamo un governo che ci remava contro. Aveva detto sì all’accordo tra Torino, Milano e il Veneto, ma quando la sindaca del capoluogo piemontese ha messo l’aut aut “o da soli, o niente”, ci ha ritirato l’appoggio. Allora siamo andati da soli io e il governatore Zaia, con 100 milioni di garanzia da trovare autonomamente: i nostri bilanci ce lo hanno consentito e quindi ce l’abbiamo fatta. Ora dovremo essere bravi e avere un’organizzazione perfetta al 100%: per due settimane saremo sotto gli occhi del mondo, miliardi di spettatori si dovranno lasciar affascinare da ciò che vedranno in televisione per poi tornare a visitarci. È un’opportunità che non possiamo perdere e non la perderemo, perché siamo già riusciti - con il nostro sostegno - a far ripartire il turismo e a ottenere numeri migliori dell’era pre-covid.
Le Olimpiadi, una sfida. Le altre?
A livello generale una sfida è già quella di poter continuare ad amministrare. È incredibile ciò che abbiamo fatto in questi anni e quanto è stato impostato per il futuro: vorrei personalmente avere la possibilità di portarlo a compimento. Parlo di innovazione, di sostenibilità, di mobilità…
Se dovesse però scegliere una priorità da affrontare in caso di rielezione, quale indicherebbe?
Le liste d’attesa nella sanità. E’ un problema che riguarda tutta l’Italia, ma noi lo dobbiamo eliminare… Perché oggi ci sono? Per diversi motivi: durante i due anni del Covid gli ospedali hanno dovuto affrontare soprattutto altri tipi di cure e non hanno potuto svolgere la loro ordinaria attività. E poi, da noi come in tutta Italia, sono scarsi il numero dei medici e soprattutto quello degli infermieri, in particolare a Varese a causa della concorrenza della Svizzera. Recentemente abbiamo fatto un bando per assumerne 150 e si sono presentati circa un terzo… Infine c’è un altro motivo: la Lombardia fornisce ai cittadini extra-lombardi ogni anno qualcosa come 170 mila prestazioni, tra visite, operazioni ed esami. Sono davvero tante…
Si sta ritornando a parlare di autonomia, dopo il referendum del 2017…
La strada sembra finalmente quella giusta: il ministro Calderoli è determinato, il governo è d’accordo e i lombardi non vanno più presi in giro, come invece avviene da quando è stato votato il referendum. L’argomento è stato anche oggetto di grandi bugie: questa riforma non farebbe del male a nessuno… I cittadini lombardi avrebbero servizi migliori, per i quali già spendono 1400 euro all’anno in meno rispetto alla media italiana: 3300 euro contro 4700 per far funzionare le nostre competenze. Perché non viene detto?
Come si sente rispetto al 2018, anno in cui si è candidato per la prima volta a governatore?
Sono molto più cosciente del mio ruolo e ho le idee molto più chiare sul futuro che dovrò dare alla Lombardia. Sono cambiato, sicuramente, in primis per quello che abbiamo affrontato durante il Covid: le vigliaccate sparate addosso da una certa parte politica mi hanno reso più duro…
Cosa l’ha ferita di più?
Le aggressioni, la speculazione e l’utilizzo della sofferenza della gente per fare politica e cercare consenso. E si è trattato di speculazioni basate pure su bugie: fossero state verità, sarebbero state anche accettabili, seppur sbagliate nel metodo, invece si sono basate sulla menzogna, sulla falsità. Sono cose che non posso dimenticare…
Quando ha preso la decisione di ricandidarsi?
L’ho presa grazie al sostegno della gente che ho incontrato girando per la regione. Ho avuto tante richieste di tenere duro e andare avanti: questa è stata la prima molla. La seconda sta nel voler dimostrare ciò che abbiamo fatto e quanto potremo ancora fare, la terza nella volontà di mettere a nudo la pochezza degli altri, che merita di essere contrastata con la massima determinazione.
Che risultato si aspetta dalle elezioni? Che percezione ha al momento?
Difficile dirlo: parliamo di una regione con 10 milioni di abitanti, ampia, diffusa, con percezioni completamente diverse da un luogo all’altro… Io però sono molto positivo, a partire dal punto di vista politico: rappresento la coalizione di centrodestra, che anche a livello nazionale sta facendo cose egregie, conquistando nuovi sostenitori e confermando la bontà della scelta di quelli che l’hanno votata. E poi abbiamo il sostegno dei sindaci, contenti di quanto abbiamo fatto, come per esempio il progetto sulle aree interne o i soldi erogati per le rigenerazioni urbane: stanno permettendo al territorio di ripartire, eliminando il degrado e favorendo la socialità.
E la sua Varese?
Si deve fare ancora tanto per la mia Varese. Ho idee molto belle.
Sono migliorati i suoi rapporti con il sindaco Galimberti?
Non c’era bisogno di migliorare alcun rapporto: io credo che le istituzioni prescindano dall’appartenenza politica. Tutti gli interventi che abbiamo favorito qui e le grandi risorse che abbiamo distribuito non hanno guardato in faccia centrodestra o centrosinistra, assolutamente. Il bene lo si deve fare solo per i cittadini lombardi: non provo né rancore, né avversità verso il sindaco di Varese.
Riqualificazione del palazzetto di Masnago: la Regione ha dovuto mettere mano ancora al “portafoglio”…
È appunto la dimostrazione che noi non guardiamo in faccia né la destra, né la sinistra: mancavano centomila euro a causa dell’aumento dei costi e in fase di bilancio di previsione li abbiamo trovati. Senza alcuna polemica.
A proposito: inevitabile, a un appassionato del suo calibro, fare anche una domanda su questa Pallacanestro Varese che ha appena conquistato un traguardo ambito come le finali di Coppa Italia…
Premetto: personalmente sono di una mentalità diversa rispetto alla pallacanestro giocata dalla squadra di coach Brase… Amo di più un basket che si inizia a giocare dalla difesa e vorrei sempre vincere prendendo un canestro in meno degli avversari, diciamo “alla Nikolic” o “alla Caja”. Ciò detto, sono ovviamente molto felice di questa Varese e di come sta andando, anche alla luce dei contrattempi che ha dovuto affrontare, come gli infortuni. Sta facendo meglio del suo oggettivo valore, oltretutto dando spazio ai giovani e agli italiani…
E Scola?
Luis è molto bravo e ha le idee altrettanto chiare: i fatti gli stanno dando ragione. Gli accordi con gli australiani? Spero siano in fase di definizione… L’unica cosa che posso suggerire è di eliminare ogni tipo di spigolosità: questa opportunità non va persa, perché potrebbe veramente cambiare il destino della società e non solo…
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