“Mio nonno mi diceva che quando mi hanno portato a casa ero un fagottino, avevo cinque mesi”. A raccontarlo è Maria Rosa, 54 anni. Appena nata è stata adottata dall’ex brefotrofio di Borgo Crimea. La sua è una delle tante storie che hanno preso letteralmente vita tra le mura di questa villa Ottocentesca, oggi sede di Flashback Habitat.
Proprio grazie a questo progetto culturale negli scorsi giorni, i tanti “nativi” dell’ex Istituto per l’infanzia hanno potuto rincontrarsi e confrontare le loro storie ed esperienze.
C’è chi come Maria Rosa ha sempre saputo di essere stata adottata. “Avevo anche un fratello adottivo. Nostra madre ci diceva che eravamo bambini fortunati perché avevamo ben due mamme. Sono tornata qua a novembre, in occasione della fiera. Devo ammettere che è stato un contrasto di emozioni, quando ci sono tornata da sola senza tutta quella gente, me la sono vissuta a pieno come esperienza”.
[Maria Rosa, 54 anni]
C’è invece chi come Monica, 48 anni, ha scoperto solo in un secondo momento di non essere figlia naturale. “Sono stata adottata qui quando avevo 14 mesi, ma l’ho scoperto solo a 8 anni, grazie a una mia compagna di scuola. Quando l’ho scoperto, nulla è stato più come prima. Solo adesso, dopo tanti anni, questa sensazione di non riconoscerti con nessuno dei tuoi famigliari sta passando”.
[Monica, 48 anni]
Anche Monica è stata preda di un turbinio di emozioni una volta tornata nell’ex istituto. “Non è stato facile, ma molto strano. Alcune stanze ti sembra di ricordarle, altre ovviamente ti sembrano nuove”.
Una storia simile alla sua è quella di Giusy, 53 anni, i primi quattro vissuti tra il brefotrofio di corso Giovanni Lanza e l’istituto di Superga. “Non ho ricordi di quel periodo, ho saputo di essere adottata tramite amici a sette o otto anni, ma per me non è cambiato nulla. Mi hanno cresciuta, per me sono e resteranno sempre i miei genitori”.
[Giusy, 53 anni]
Giusy, Maria Rosa, Monica e anche Gian Luca, 54 anni, si erano già sentiti tra loro grazie alla pagina Facebook “Nati all'Istituto Provinciale per l'infanzia di Torino - figli adottivi”.
[Gian Luca, 54 anni]
“Ho scoperto che il mio cognome originale era Adami - racconta - ma non so se era un cognome fittizio o era quello effettivo. I miei genitori mi hanno detto a 15 anni che ero stato adottato, è un’età già difficile di per sé, ti fai tante domande e ti dà tanto da pensare. Sono esperienze che abbiamo in comune e che ci siamo già raccontati sul gruppo, però tornare qui è stata davvero un’emozione incredibile. Salendo all’ultimo piano dell’ala b, abbiamo ancora trovato tutti i bagni e i lavandini piccoli per i bambini, è stato di grande impatto”.
Le loro storie, i loro volti sono impressi oggi sulle pareti di una delle stanze d’artista, le Living Rooms, di Flashback Habitat. Sarah Bowyer ha infatti realizzato un’opera corale che si compone di quarantaquattro ritratti di alcuni di quegli ex-bambini, ora adulti, che sono nati nel complesso di corso Lanza.
La stanza è diventata un luogo simbolico di incontro fra tutti loro, una culla delle loro origini e, allo stesso tempo, vuole essere anche un atto risolutivo, come la chiusura di un cerchio, nel testimoniare la loro evoluzione e la definizione di sé stessi in quanto individui formati, combattenti, alla ricerca, e con, una propria serenità evolutiva.
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