Non si sono fermate le indagini sul “Caso Cella”, l’omicidio irrisolto di Nadia Cella, giovane segretaria uccisa nel 1996 a Chiavari e che coinvolge la Granda in quanto l’unica sospettata ed indagata per questo efferato delitto, vive da anni a Boves.
Il genetista Emiliano Giardina - il perito che ha individuato il Dna di “Ignoto 1” nel caso di Yara Gambirasio - ha chiesto un’ulteriore proroga ed il motivo fa ben sperare in una risoluzione del caso: Giardina, infatti avrebbe bisogno di più tempo per analizzare nuovi reperti che gli sono stati inviati in laboratorio dalla procura di Genova.
Reperti che potrebbero portare ad una svolta nel cold case, dando così giustizia ai famigliari di Nada che da anni, in maniera dignitosa e composta, attendono la verità.
Capelli, sangue e campioni biologici mai analizzati prima sarebbero ora sotto la lente del perito romano. È probabile che per fine gennaio del prossimo anno ci possano essere i risultati di queste nuove indagini, rese difficili dal tempo trascorso e dalla esiguità del materiale da analizzare. Inoltre già alcuni mesi fa, la mamma di Nada, Silvana Smaniotto, aveva messo a disposizione oggetti mai analizzati prima: la borsetta della figlia con la carta d’identità, il libretto di lavoro e l’orologio.
In questi nuovi reperti si spera di trovare la chiave del delitto Cella, per dare un po’ di pace ai familiari e trovare il - o i - responsabili di questo efferato delitto. Ed anche, chissà, per scagionare una donna, madre di famiglia che da anni vive portando il peso di questo sospetto e che si è sempre detta innocente.
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