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Sport | 11 dicembre 2022, 20:57

La bellezza non basta per diventare qualcuno. Ora chiudiamo i... Conti

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Varese è ancora una volta se stessa, nel bene e nel male. La se stessa senza Reyes: l’assenza del portoricano fa male anche all’attacco atomico, perché lo incaponisce. In difesa si può e si deve fare meglio, almeno un poco. Come migliorare? Il primo bivio è il mercato, il primo passo è pagare i debiti

La bellezza non basta per diventare qualcuno. Ora chiudiamo i... Conti

Il basket è uno sport intellettualmente molto più complesso del calcio. 

La “pedata” ti suggerisce quasi sempre due o tre episodi centrali (i gol, innanzitutto) da infilare nell’analisi, chiavi di lettura per capire dove e come è cambiato il vento. La pallacanestro no: anche quando il finale viene deciso da giocate o errori individuali facilmente riconoscibili, la progressione precedente, il resto del film, la continua metamorfosi che coinvolge situazioni e protagonisti, non possono non contare.

E allora Varese perde a Pesaro ben prima di un epilogo nel quale pesano e non poco gli errori di De Nicolao e Caruso. Ah, se quella tripla l’avesse presa un tiratore migliore di Giovanni… E poi: c’erano i passi del lungo campano? E un fallo sul suo appoggio errato? A caldo qualcuno avrebbe invertito i fischi, noi non abbiamo ancora guardato: lo faremo dopo.

Dopo aver scritto che la Openjobmetis è stata ancora una volta se stessa, nel bene e nel male. La se stessa senza Reyes, un’assenza rilevante in difesa e pesantissima in attacco. Se “dietro” i centimetri e i chili del portoricano sono solo una mano in più in una compagine perennemente in debito al cospetto degli avversari, “davanti” la sua mancanza priva i biancorossi di una dose abbondante di quella atipicità che per un terzo del girone di andata è scivolata di traverso un po’ a tutti.

Con Justin in borghese vengono meno gli attacchi al ferro che un “quattro” canonico non può contenere (visto che a Reyes va “onorato” anche il tiro da fuori…), e non si vedono quelle lotte sotto canestro in cui gli equilibrismi del nostro gli permettono di avere voce in capitolo anche contro ben più stazzati marcantoni. Varese, così, rischia di incaponirsi in una dimensione troppo esterna: oggi 45 triple tentate, mai così tante in 10 giornate. 

Questo è accaduto nel secondo quarto e in quel 24-6 di parziale costato il match. Questo ha, soprattutto, chiuso i rubinetti dell’unica linfa vitale che la squadra di Brase conosce, ovvero la sua produzione offensiva: se si ferma in attacco, si ferma anche in difesa.

Dove non ha tante armi e, talvolta, usa abbastanza male anche le poche possedute. I padroni di casa hanno violentato gli ospiti a ogni cambio difensivo, a volte una costrizione, tante altre una scelta (sbagliata). E poi i tagli a canestro persi, difensori che in coppia rincorrono il rollante dei giochi a due lasciando completamente libero l’arco, l'assenza pressoché totale di intimidazione dei lunghi...

Si può fare meglio, si deve fare meglio. Quel poco almeno: 100 punti sono troppi anche per chi gioca a farne uno in più e ha dalla sua un talento offensivo iper-consistente, anche al netto di quanto scrivevamo prima.

La storia rimane bellissima, va ribadito oggi alla seconda sconfitta consecutiva, se no è troppo facile. Bellissimo che questa compagine non muoia mai, bellissimo che ti tenga viva la speranza anche sotto di 20, bellissimo che abbia dei bombardieri e degli orchestrali che non lasciano tregua a chi hanno davanti, bellissimo che emozioni pure quando perda. 

Se vuoi diventare “qualcuno”, però, tutto questo non basta. Il primo bivio è andare o meno sul mercato per coprire l’attuale ammanco nell’organico. Pro e contro, utilità e controindicazioni ce ne sono a bizzeffe e non è questa la sede per dirimerle: qui va solo timidamente fatto notare che in settimana la nuova società salderà i debiti che bloccano il mercato di quella vecchia. Poi sceglierà il da farsi.

Si inizia a crescere da lì, chiudendo i… Conti.

Fabio Gandini

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