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Sport | 19 novembre 2022, 22:14

Musica di musica: per ora è inutile tentare di abbasare il volume

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI – Venezia e De Raffaele ci hanno provato in tutti i modi e non ci sono riusciti a fermare Varese: altro che secondo posto, è questa la notizia più bella che arriva stasera da Masnago

Musica di musica: per ora è inutile tentare di abbasare il volume

L’ultima volta che una Varese è stata seconda – andiamo a memoria ma riteniamo di non sbagliarci – era il 30 dicembre 2018: Pesaro espugnata, final eight di coppa Italia praticamente conquistate. Era – quella -  la squadra che si specchiava in Attilio Caja: un orologio in attacco, un orologio in difesa, niente lasciato al caso, operai specializzati.

Sono passati quasi cinque anni: si vedono tutti.

E a proposito di diversità: è la quarta vittoria di fila, ma no... non c’entra nulla con tutte le altre. Sarebbe una bestemmia paragonarla alle stesse.

Perché De Raffaele, e c’era da aspettarselo, ci ha provato davvero. Non come Menetti, non come Nicola, non come Rossi: aveva tutti i mezzi per riuscire a confutare il nichilismo gioioso di Brase ma non c’è riuscito. Peggio ancora: non c’è riuscito dopo avercela messa tutta.

Pronti via ed è 6-6 dopo cinque minuti. Miglior inizio per Venezia non poteva essere immaginato: zona, Ross e soci che sparacchiano da fuori e i lagunari che piazzano i loro nutriti deretani cestistici in area e ci costruiscono su casa. Qui la prima risposta e il primo bug nel piano ospite: complici i falli di Owens e Caruso, Brase va con Reyes centro e il portoricano diventa una spina nel fianco per chiunque.

Nel secondo quarto la Openjobmetis prova a scappare, ma nessuna fuga va in porto: Venezia si trova costretta ad accettare un ritmo inaccettabile per chiunque, ma lo condisce di ruvido, di garra, di sporcizia che fa rima con malizia. Varese non vola via, ma non fa una piega. Va semplicemente avanti.

Terzo quarto. La Reyer abbassa completamente i giri, però – a differenza di prima – gira molto meglio la palla in attacco e soprattutto chiude ermeticamente il centro dell’area. Doppio problemone sotto al Sacro Monte. Johnson e soci per un po’ sbattono e rimbalzano indietro, ma non cambiano andazzo: sembra un braccio di ferro in cui nessuno molla. E, se facciamo l’elenco, abbiamo in ram molte più versioni di Varese che avrebbero mollato piuttosto che il contrario.

La contingenza non cambia nemmeno nell’ultima frazione: con la Reyer che va a +5 a cinque minuti dalla fine, Varese è ancora lì ad accattare con quella leggerezza di pensiero che si ha normalmente sul +20. E qui succede qualcosa, qualcosa che ci fa scrivere sul foglietto degli appunti – o stolti, o sciagurati, o menagramo – “si vince”: De Raffaele, senza più Watt ma con un Tessitori che sta facendo egregiamente il suo, sceglie di togliere il lungo italiano e di andare anch’egli senza pivot. Sceglie di inseguire.

E’ il segnale, è la resa del pensiero prima che dei fatti, è la fine della supposta superiorità, è la morte del piano partita.

E’ la sconfitta. Che poi, effettivamente, si materializza.

Venezia ci ha provato e non ce la fatta: altro che secondo posto, è questa la notizia più bella di serata a Masnago. Nella giornata opaca di Johnson, ecco Ross e il suo infermabile primo passo, ecco Woldetensae e le sue triple sconsiderate, ecco Brown che sbuca come il sole dalle nubi, ecco Reyes che balla sui resti di big men che non dovrebbero lasciargli un canestro (e invece son 19 punti) e un rimbalzo (e invece son 10).

Musica di musica, musica alla seconda: per ora è inutile tentare di abbassare il volume.

Fabio Gandini

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