Il Nazionale

Cronaca | 17 novembre 2022, 08:02

Mercato, “disoccupato” con bancarella e reddito di cittadinanza: l’ambulante finisce nei guai

Per lo Stato non aveva un lavoro, per i colleghi ambulanti dei mercati di Luino e Lavena Ponte Tresa era invece "il sindacalista": l'uomo, di origine marocchina, è a processo con l'accusa di aver beneficiato illecitamente della misura di sostegno

Mercato, “disoccupato” con bancarella e reddito di cittadinanza: l’ambulante finisce nei guai

Per lo Stato italiano era un disoccupato, per i colleghi ambulanti dei mercati di Luino e Lavena Ponte Tresa era invece “il sindacalista”, un venditore marocchino che conoscendo bene la lingua italiana era sempre pronto ad aiutare i connazionali e a risolvere i loro problemi con la burocrazia.

Ma per la Procura di Varese, che ha indagato sull’attività dell’uomo, ottenendo poi il rinvio a giudizio, quel soprannome indicherebbe anche una certa dimestichezza con la materia fiscale, che avrebbe consentito al venditore, dalla primavera del 2019 all’estate del 2020, di ottenere il reddito di cittadinanza pur non avendone diritto.

È quanto emerso dagli accertamenti svolti dal Nucleo mobile della Guardia di Finanza di Luino, passando in rassegna le autocertificazioni in cui l’ambulante figurava come “non occupato”, ma anche recandosi fisicamente tra le bancarelle dei due paesi lacustri per verificare la presenza del venditore, che puntualmente, nel periodo dell’indagine con relativi appostamenti, raggiungeva l’area a lui assegnata, parcheggiava il camion e iniziava a predisporre i banchi per l’esposizione della sua merce.

«Oggi non ho venduto neanche una maglietta», disse un giorno con i finanzieri nei paraggi; in un’altra occasione invece si lamentò per la carenza di affari a causa della pandemia. Frasi e circostanze riportate mercoledì in Tribunale a Varese, durante il processo a carico del cittadino di origine nord africana, dagli operanti che si occuparono degli accertamenti, fino a formulare un’istanza per interrompere l’erogazione del reddito di cittadinanza al beneficiario, che a quel punto però aveva già incassato – illecitamente, secondo l’accusa – quasi 8 mila euro con quote mensili da circa 700 euro.

Nulla di irregolare, invece, per la difesa dell’uomo: l’ambulante aveva ceduto la partita Iva ad un parente, rimanendo nel giro dei mercati come suo collaboratore, nei termini previsti dalla legge: da qui si ripartirà al ritorno in aula per l’esame dell’imputato.

Da Luinonotizie.it

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