“Non possiamo mettere i vigilantes armati nelle residenze: gli studenti ci direbbero che militarizziamo i campus”. E’ questo il pensiero del ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, a Torino per incontrare il presidente della Regione Alberto Cirio, il sindaco Stefano Lo Russo, i rettori dell'Università e il presidente di Edisu Alessandro Sciretti, a seguito dello stupro di una 23enne avvenuto all’interno della residenza Borsellino.
Una posizione in contrasto con quanto deciso da Edisu, che a seguito della violenza ha deciso di mettere vigilantes armati all’interno delle palazzine.
Bernini: "Non militarizziamo le residenze universitarie"
“Non ho sentito la ragazza, ma è chiaro che bisogna fare un bilanciamento tra diverse esigenze: se mettessi vigilantes nelle palazzine alcuni studenti gli studenti ci direbbero giustamente che stiamo militarizzando le loro residenze” ha affermato Bernini. “Sarei felice di poter garantire la loro sicurezza personalmente, ma non posso presidiare fisicamente le residenze. Possono aumentare i livelli di controllo, ma attenzione perché un aumento dei livelli di controllo li priva di una parte delle loro libertà e non credo sia compatibile con i loro desideri. Ma è evidente che le mura delle residenze dovrebbero essere come le mura di casa e con l’aumentare dell’insicurezza sociale è sempre più difficile” ha ribadito.
"Tutti sconvolti da quanto è successo"
Che Torino sia comunque una città universitaria, nonostante quello successo di recente, lo testimoniano i numeri legati alle immatricolazioni. In Italia sono in calo del 3%, nel capoluogo e in Piemonte in aumento. “Siamo stati tutti colpiti e toccati da quanto successo alla Borsellino. Non vorrei che la tristezza e la gravità assoluta di questo evento potesse in qualche modo far dimenticare l’eccellenza dell’università torinese e piemontese. Sarebbe ingiusto” ha spiegato Bernini, che ha definito l’università piemontese "un modello”.
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