E’ giunto al termine il processo relativo la bancarotta del gruppo Marenco, riferibile al noto imprenditore astigiano, Marco Marenco, “re del gas” ed ex patron dello storico marchio di cappelli Borsalino, che ha causato un colossale crac societario che ha generato un passivo superiore a 4 miliardi di euro.
Conseguenti, secondo le tesi dell’accusa, l’esecuzione di condotte distrattive e dissipative di risorse e partecipazioni per un importo complessivo di oltre 1 miliardo di euro. Una “galassia” costituita da almeno 190 persone giuridiche, situate sia nel territorio nazionale che estero, legate da complesse catene partecipative, schermate mediante l 'interposizione di aziende anche straniere, talora offshore.
Il denaro e i cespiti distratti sarebbero stati impiegati in operazioni infragruppo e successivamente in parte trasferiti all'estero, mediante compravendite societarie, mentre le attività imprenditoriali esercitate dalle società in ingravescente stato di insolvenza venivano proseguite da nuove società, appositamente costituite.
“Queste aziende, vere e proprie “scialuppe di salvataggio”, erano a loro volta controllate da numerose società estere ovvero costituite in trust nell'isola di Man e, come “scatole cinesi”, componevano il complesso sistema di frode”, spiega il Procuratore della Repubblica Biagio Mazzeo.
Sono 29 le persone – tra amministratori, sindaci, dirigenti d'azienda, commercialisti, consulenti, intermediari, e professionisti a vario titolo – che la Procura della Repubblica di Asti ha portato in giudizio per numerosissimi episodi di bancarotta fraudolenta patrimoniale, false comunicazioni sociali, distruzione ed occultamento di scritture contabili obbligatorie ed evasione (milionaria) delle accise sul gas.
Sono stati ottenuti significativi risarcimenti in favore delle curatele delle 14 società dichiarate fallite (ammontanti a titolo di provvisionale a circa 200 milioni di euro) combinati alla definizione del procedimento per 18 imputati con la sentenza di patteggiamento a seguito di risarcimenti patrimoniali, 8 imputati in sede di giudizio abbreviato (due dei quali assolti e sei condannati), due proscioglimenti chiesti dallo stesso pubblico ministero ed una sola posizione per cui è stato disposto il rinvio a giudizio dinanzi all'autorità giudicante in composizione collegiale.
Il Giudice ha disposto, inoltre, la confisca di tutti i beni mobili ed immobili, delle somme in denaro e degli strumenti finanziari tuttora sotto sequestro, per un valore complessivo di 107 milioni di euro.
Come richiesto dall'Ufficio del Pubblico Ministero è stato, da ultimo, ordinato, il sequestro conservativo, convertendo il relativo sequestro preventivo già decretato nel corso delle indagini, per il pagamento delle spese processuali e di ogni altra somma dovuta all’Erario dello Stato per un ammontare di 763.181 euro.
Infine, a garanzia delle obbligazioni civili a tutela del fallimento Service Srl, è stato disposto il sequestro conservativo fino all’importo di 15 milioni di euro, e il fallimento Idreg Liguria Spa fino all’importo di 300.000 euro, a ulteriore garanzia del fallimento Speia srl, il sequestro ha riguardato somme di denaro pari a 2.315.000 euro oltre a beni immobili costituiti da terreni e fabbricati.
Commenti