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Politica | 26 ottobre 2022, 09:54

Aggiustava i sentieri, stregava i turisti e trascinava i giovani: il ricordo di Mario Boschi

Il consigliere comunale di Bobbio Pellice è scomparso domenica ad ottantatré anni. Cacciatore, e con un’intensa attività di volontariato, ha insegnato a molti come amare la montagna

Aggiustava i sentieri, stregava i turisti e trascinava i giovani: il ricordo di Mario Boschi

C’è chi tra i suoi amici lo ricorderà durante il funerale di stamattina, mercoledì 26 ottobre, alle 10, nel cortile della sua casa di Bobbio Pellice, in località Payant. Chi salendo sui sentieri delle montagne della Val Pellice che ha accudito in tutti questi anni. Ottantatreenne, Mario Boschi è scomparso domenica 23, al termine di una giornata di festa per Bobbio Pellice, che celebrava la fiera della discesa di pastori e bestiame dagli alpeggi. E lui quegli alpeggi li conosceva benissimo: “Abbiamo cacciato assieme per qualche anno e Mario era sempre molto attento alle condizioni delle strade, dei sentieri, ma anche alle esigenze degli abitanti del posto e dei pastori: era aperto all’ascolto e a qualsiasi discussione” ricorda Adriano Odino con cui ha condiviso la passione della caccia.

La malattia gli aveva tolto la forza fisica che l’ha sempre contraddistinto, pronto a partire con ‘pic e pala’ per riparare la segnaletica dei sentieri o a correre sulle montagne. Ma non gli aveva compromesso l’attenzione lucida verso ciò che lo circondava, così come racconta il naturalista Robi Janavel, un altro amico con cui alimentava la passione per la protezione della flora e della fauna: “Venerdì abbiamo ancora guardato assieme alcune foto di ermellini e di gipeto e osservandole lui ha constatato con speranza: ‘Meno male che di ermellini ce ne sono ancora!”.

La dinamicità di Boschi era tale da riuscire a coinvolgere i più giovani: “Era tra di loro un gran reclutatore, anche attraverso la passione per lo sport riusciva a trascinarli e spesso a farli entrare in lista con lui” ricorda Patrizia Geymonat, dal 2009 al 2019 sindaco di Bobbio Pellice. Si era presentato più volte infatti alle elezioni comunali, l’ultima volta a maggio del 2019 quando divenne sindaco Mauro Vignola: “L’ho conosciuto in quell’occasione, appena tre anni fa, ma fa parte di quelle rare persone che anche al primo incontro ti danno la sensazione famigliare di averle sempre conosciute – racconta –. Mario inoltre è stato quello che davanti ad alcuni miei momenti di sconforto ha saputo incoraggiarmi con le sue parole: ‘Non scherzare! Sistemiamo tutto, ti do una mano io’”. Dal 2019 Boschi era consigliere comunale con deleghe come coordinatore delle politiche turistiche e dell’ufficio turistico.

Il consiglio comunale di Bobbio Pellice perde così un altro tassello importante a poco più di un mese dalla scomparsa dell’assessore Donata Gayard. E se il nome di lei è stato legato nella storia di Bobbio Pellice all’ambulatorio infermieristico, quello di Boschi sarà legato all’ufficio turistico, per cui ha speso molte ore da volontario: “Ha seguito il progetto che ha permesso di costruire l’ufficio nella piazza centrale del paese, prima era in una posizione scartata, all’ex Dogana reale. Mario è stato il trait d’union dei bobbiesi con i villeggianti” ricorda Geymonat.

Insegnante di fisica in pensione dal 1997, torinese, Boschi si era trasferito successivamente a Bobbio Pellice e sapeva narrare il paese come pochi altri: “Trascorreva la domenica mattina a raccontare la Val Pellice ai turisti e, grazie alle sue descrizioni precise e appassionate, in grado di stregare, loro riuscivano ad immaginarsi alla perfezione i posti in cui sarebbero andati” aggiunge Vignola.

Agli amici, l’alta valle continuerà ad evocare e il suo ricordo: “Dal bric Bariound, al colle Giulian, al Barant... ogni angolo di questa valle mi aiuterà a ricordarlo così come è stato: un cittadino, un escursionista, un amante della montagna che ha dato molto per questo posto. Un amico che mi manca, con la sua disponibilità che favoriva le confidenze nonostante nostra differenza d’età” confessa Janavel. Parte della sua eredità, sarà il senso di rispetto degli equilibri della natura che conoscono molti cacciatori: “Sono ancora riuscito a vederlo ultimamente e in quell’occasione ha voluto donarmi i suoi ‘trofei’, cioè le corna di camosci che aveva cacciato e che tradizionalmente si conservano per onorare gli animali morti – racconta commosso Odino –. Lui era così con chiunque fosse più giovane di lui: voleva tramandare l’attenzione per l’ambiente”.

Elisa Rollino

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