Rilanciare la città, recuperando zone a rischio e termometro di disagio, spesso ha un valore che fatica a comparire nei bilanci economici. Il "bene" che lascia dietro di sé, rispondendo a bisogni meno economici e matematici. Quello dell'impatto sociale. E spesso i numeri rischiano di finire ostaggio della burocrazia e delle lungaggini. Ecco perché sotto la Mole si cerca di cambiare punto di vista, soprattutto quando si tratta di valorizzare il patrimonio immobiliare della città o riqualificare parti del capoluogo.
Il rilancio dell'area Paracchi
Un esempio? L'area Paracchi, "la cui asta è andata più volte deserta perché la semplice valutazione economica è fuori mercato, comportando peraltro così di stime e di messa all'asta. Anche sbagliare le stime ha un costo pubblico", spiega il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. "Mi piacerebbe cederlo anche gratis, se il privato o il privato sociale garantisse un progetto di valore per il quartiere e i residenti".
Riqualificazione e valorizzazione
"La riqualificazione urbana deve passare anche dalla valorizzazione del patrimonio edilizio esistente e in quest'ottica è importante un approccio che tenga presente il perché di ciò che facciamo. E uno di questi motivi è la ricaduta economica, ma anche sociale", spiega il primo cittadino indicando la nuova strada che il Comune di Torino vuole imboccare in collaborazione con la Compagnia di San Paolo, la Camera di Commercio di Torino e Torino Social Impact. "Quando parliamo di impatto sociale - prosegue Lo Russo - ci sono sempre state difficoltà a tradurre in pratica quelle che sono spesso solo teorie. Invece bisogna superare un taglio ragionieristico per andare a valutare il valore economico dell'impatto sociale". Ecco perché nasce un tavolo tecnico tra gli enti coinvolti che possa fare una valutazione in grado di misura il valore delle operazioni di riqualificazione, non solo dal punto di vista strettamente economico.
La durata dell'accordo è fissata fino alla fine del 2024. E tutti gli immobili comunali sono potenzialmente sottoposti a questi strumenti, tra possibili alienazioni, trasformazione urbana e riqualificazione (con relativi oneri).
Muoversi sul confine tra profit e no profit per dare risposte alle sfide
"Come Camera di Commercio da anni lavoriamo a un Centro di Competenza che vuole sollevare l'attenzione su questo fenomeno dell'impatto sociale - conferma Guido Bolatto, segretario generale dell'ente camerale - E un accordo di questo genere si muove sulla frontiera tra profit e no profit sempre più centrale di fronte alle sfide attuali".
A breve si comincerà con i primi casi. "Sulla base di questi - dice Bolatto - cercheremo di mettere a punto una metodologia che possa essere verificata e replicata anche per il resto del patrimonio".
Un supermercato è diverso da un centro di volontariato
"È bello vedere come l'istituzione pubblica si rivolga a una piccola infrastruttura come Torino Social Impact - aggiunge Alberto Anfossi, segretario della Fondazione Compagnia di San Paolo - ed è importante saper misurare come certe decisioni e certi approcci possano portare frutto".
"Come Compagnia ci impegniamo a mettere a disposizione le nostre competenze ultra decennali sui temi dell'abitare e della riqualificazione - aggiunge Anfossi - anche se non è facile, né scontato. L'impatto sociale di un supermercato in periferia è diverso da quello di un'associazione culturale o da un'associazione di volontariato in zone complesse e spesso è difficile stabilirlo in maniera oggettiva, ma siamo sicuri che otterremo risultati importanti".
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