C’è stato un film che titolava “Non è un paese per vecchi”, la nostra città, la nostra provincia, “Non è un paese per giovani”.
Novantunesimi. Nella classifica de Il Sole 24 Ore, siamo al 91esimo posto per indice di sportività.
Se si vanno ad analizzare le classifiche si scopre che siamo al 107° posto su 107 province per gli sport di squadra, ultimi, ultimi in tutta Italia!
Non meglio ce la caviamo in altre situazioni, ma questa è quella che mi ha colpito di più.
Negli sport individuali, saliamo all’85° posto, ci difendiamo genericamente negli sport indoor e outdoor (il che vuol dire che c’è una buona pratica sportiva amatoriale, insomma non è tutto da buttare); siamo drammaticamente mal messi in tutto il comparto sportivo agonistico: numero di tesserati, praticanti, risultati ecc…; mondo CONI e Federazioni, per capirci.
Risaliamo improvvisamente al 24° posto per “sport e bambini” il che vuol dire che nella nostra Provincia esiste probabilmente una buona proposta giovanile, che poi non è finalizzata o che subisce il fenomeno del “burn out”, bisognerebbe indagarne in motivi e sviluppare un’analisi più completa.
Questo per esempio potrebbe farlo la facoltà di Scienze Motorie, presente da oltre 15 anni sul nostro territorio, il cui motivo di mancata sinergia con lo stesso mi è oscuro, cioè come non possa e non debba essere motore di proposte culturali in tema di sport, di analisi fattoriali, ricerche ecc…
Domande che faccio da tempo, per stimolare risposte operative concrete, ma che restano scena muta, dietro un muro omertoso, che sinceramente non mi spiego, considerando che l’idea di aprire Scienze Motorie sul nostro territorio venne al sottoscritto, insieme all’allora presidente della Fondazione C.R. Asti, dott. Maggiora.
Fossi nato negli anni 90, diciamo ’93-’94 e avessi iniziato a giocare a minibasket, verso il ’99-2000 la nostra amministrazione di allora si vedeva finanziata con 10 miliardi delle vecchie lire, il “nuovo palazzetto”, si passa all’euro, passano gli anni, e adesso, questa nuova giunta (dichiara il consigliere con delega allo sport) sta discutendo su come, e credo dove, fare il nuovo Palazzetto, ripensato giustamente ai tempi attuali; ergo, discussione, progetti, approvazioni varie, gare d’appalto, realizzazione, 5-10 anni.
Il bambino che giocava a minibasket nel 2000 si vede il “suo” palazzetto pronto all’uso per giocare a basket, nel 2030 circa, ha 35-36 anni e magari lavora a Malibù, dove le montagne incrociano il mare (Teatro Alfieri docet).
Così succede da noi, colpa della politica? Della nostra mentalità astigiana? Del fatto che non siamo in grado di dare risposte in tempi concreti?
Continuo ormai a farmi domande da anni, certo è che non riusciamo a creare un’ambiente sociale in grado di dare risposte in termini di servizi al cittadino.
Già dicevo che città analoghe alla nostre per dimensioni, riescono a creare una microcosmo sereno, una città a dimensione di bambino, di anziano, di cittadino; insomma, città dove i servizi ci sono, funzionano, si vedono e si percepiscono.
Asti nitet mundo Sancto Custode Secundo, anche un po’ meno, basterebbe.
Fabrizio Bittner - Presidente Federazione Italiana Pentathlon Moderno
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