Il Nazionale

Cronaca | 30 luglio 2022, 13:01

Nell'imperiese 368 imprese sono a rischio usura: oltre 3 mila le aziende dichiarate 'in sofferenza' in tutta la Liguria

Il dato emerge dal report elaborato dall'ufficio studi Cgia. Queste aziende sono state sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia e di conseguenza non possono accedere a prestiti legali

Nell'imperiese 368 imprese sono a rischio usura: oltre 3 mila le aziende dichiarate 'in sofferenza' in tutta la Liguria

Sono 368 le aziende in provincia di Imperia dichiarate "in sofferenza" e quindi a rischio usura. Il dato emerge dal report elaborato dall'ufficio studi Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese.

In tutta Italia sono sono ben 146 mila le imprese concretamente a rischio usura in Italia e quasi 14 mila si trovano nelle tre regioni del Nord Ovest. Attività che attualmente danno lavoro a circa 500 mila addetti. Si tratta prevalentemente di imprese artigiane, esercenti/attività commerciali o piccoli imprenditori che sono “scivolati” nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Di fatto, questa “schedatura” preclude a queste attività di accedere a un nuovo prestito.

La Cgia evidenzia che chi è schedato alla Centrale dei Rischi difficilmente può beneficiare di un aiuto economico dal sistema bancario, rischiando di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai.  Gli imprenditori che “finiscono” in questa black list della Banca d’Italia non sempre lo devono a una cattiva gestione finanziaria della propria azienda. Nella maggioranza dei casi, infatti, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere i pagamenti dei committenti o per essere “caduti” in un fallimento che ha coinvolto proprio questi ultimi.

Fortunatamente nell’ultimo anno il numero complessivo delle attività segnalate alla Centrale dei Rischi è sceso di oltre 30 mila unità. Questo lo si deve, in particolar modo, all’attività di “prevenzione” innescata dalle significative misure pubbliche di garanzia e dalla moratoria dei debiti per le Pmi, introdotte in Italia dal 2020 per contrastare la crisi pandemica che ha aumentato notevolmente lo stock complessivo dei prestiti erogati alle attività produttive.

A livello provinciale, il numero più elevato di imprese segnalate come insolventi si concentra nelle grandi aree metropolitane. Al 31 marzo scorso, Roma era al primo posto con 12.118 aziende: subito dopo scorgiamo Milano con 8.179, Napoli con 7.199, Torino con 5.320, Firenze con 3.252 e Salerno con 2.987. Le province meno interessate da questo fenomeno, invece, sono quelle che, in linea di massima, sono le meno popolate, come Belluno (253 aziende segnalate alla Centrale Rischi), Sondrio (246) e Aosta (197).

Ed ecco, i dati relativi alle imprese in sofferenza al 31 marzo nelle altre province del Nord Ovest: Genova 1.754, Alessandria 1.322, Cuneo 1.247, Novara 885, Savona 597, Asti 553, La Spezia 468, Vercelli 446, Imperia 368, Biella 354, Verbania 259.

Redazione

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