Il Nazionale

Cronaca | 24 aprile 2022, 11:44

Colpi di cannone dal monte dei Cappuccini: quando i russi assediarono Torino per liberarla

Il generale russo Suvorov spezzò il dominio francese e venne celebrato dal Comune di Torino con una spada d’oro e brillanti

Colpi di cannone dal monte dei Cappuccini: quando i russi assediarono Torino per liberarla

Un colpo di cannone, poi un altro ancora. Sono passati più di 200 anni, ma ci fu un tempo in cui Torino fu assediata dall’esercito russo (allora nei panni dei liberatori) per spezzare il dominio francese. Immagini lontane nel tempo, che stridono con quelle che oggi arrivano dall’Ucraina.

Se si chiudono gli occhi però, si può ancora immaginare la scena avvenuta nel 1799: da una parte il generale Alexandr Vasil’evič Suvorov, l’ultimo “generalissimo” della storia della Russia zarista, schierato sul Monte dei Cappuccini con batterie di cannoni. Più in basso, in pieno centro, l’armata francese guidata dal corso Pasquale Fiorella, che occupava una città in piena ribellione. Basta però riaprire gli occhi e volgere gli sguardi ad alcuni palazzi di Torino per rendersi conto come i segni di quei tempi così distanti, siano ancora presenti in città.

I colpi di cannone sono ancora visibili in piazza Palazzo di Città, proprio sotto l’ufficio del sindaco, sulla facciata, e all’interno del Monte dei Cappuccini, ma anche in via Maria Vittoria 5, sulla chiesa San Filippo Neri.

L’esercito russo-austriaco entrò a Torino nel pomeriggio del 26 maggio 1799. I colpi di fuoco furono reciproci, ma la “battaglia” torinese durò poco. I francesi, già fiaccati dall’armata Lucioni e dalle sommosse popolari, alla vista dei cosacchi a cavallo su via Po, ripiegarono alla Cittadella e bombardarono la città. Assediati all’interno della fortezza, si arresero senza combattere il 20 giugno dello stesso anno.

Il generale Suvorov venne celebrato e il Comune lo omaggiò donandogli una spada d’oro, con brillanti incastonati. L’esercito venne invece accolto in piazza Castello, con banchetti. Scenari impensabili, soprattutto al giorno d’oggi, ma di cui gli edifici torinesi custodiscono la memoria.

Andrea Parisotto

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