Si chiude con una condanna a 20 anni di carcere il processo, svoltosi in abbreviato, a carico di Domenico Pellegrino, 24enne di Bordighera, ritenuto colpevole dal gup di Genova Cinzia Perroni dell’omicidio di Joseph Fedele. Il 60enne francese, di origini italiane, venne ucciso con colpi d’arma da fuoco il 21 ottobre del 2020 in località Calvo a Ventimiglia. La vittima fu ritrovata in un fosso.
La sentenza è stata emessa dopo circa un'ora e mezza di camera di consiglio. Per l’imputato, durante la propria requisitoria, il pm della Dda genovese Marco Zocco aveva invocato proprio una condanna a 20 anni di reclusione. L’imputato, all’esito del processo di primo grado, è stato quindi ritenuto responsabile del reato di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Fedele, secondo la ricostruzione dei Carabinieri e della Procura antimafia del capoluogo ligure, venne ucciso nel luogo in cui fu ritrovato il corpo, con due colpi di pistola di diverso calibro; uno venne sparato alla fronte e alla nuca. Quest’ultimo venne esploso dopo che la vittima venne fatta inginocchiare: una modalità tipicamente riconducibile alle consorterie mafiose.
Secondo la Dda, l’omicidio è stato perpetrato con “modalità adottate tipicamente da appartenenti a sodalizi di 'ndrangheta, era riportato nelle carte dell’inchiesta, tali da richiamare alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo il comportamento tipico di chi appartiene a un sodalizio 'ndranghetista”. Il delitto sarebbe maturato in un contesto relativo alla droga.
Nell’indagine venne coinvolto anche un altro uomo, Girolamo Condoluci, 44 anni anch’egli di Bordighera, finito all'epoca dei fatti ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento in quanto accusato di aver aiutato Pellegrino a riportare a Mentone l’auto della vittima, ritrovata poi dagli inquirenti a metà dicembre. La sua posizione, però è stata stralciata e mandata per competenza a Imperia in quanto non gli è stata contestata l'aggravante mafiosa e Genova.
Per gli inquirenti Fedele – appena ucciso- sarebbe stato caricato su un mezzo: “’sto furgone puzza di cadavere”, ha detto proprio Condoluci non sapendo di essere intercettato. L'accusa infatti, ha evidenziato nella ricostruzione come il delitto sia avvenuto all'aperto mentre la difesa – rappresentata dall’avvocato Luca Ritzu – ha contestato durante il processo questa versione. Durante l'udienza del 23 novembre scorso il difensore ha depositato alcune osservazioni redatte dal consulente di parte in merito alla perizia balistica-chimica effettuata durante le indagini dal consulente del pm, il professore Perroni di Pavia, che aveva evidenziato la presenza di tracce di sangue e di polvere da sparo all'interno del furgone in uso a Condoluci. Perizia questa, che contraddiceva quella predisposta in precedenza dall'Antimafia secondo la quale all'interno del mezzo non vi erano tracce e residui.
Adesso occorrerà attendere 90 giorni per leggere le motivazioni della sentenza e subito dopo il difensore ricorrerà in Appello contro la decisione del gup. "Ovviamente attendiamo di leggere le motivazioni, dice il legale Ritzu al nostro giornale. La sentenza dovrà però dirci dove è avvenuto il delitto, perchè ancora non è chiaro. Su questo aspetto restano ancora tanti passaggi da chiarire".
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