“Il fatto non sussiste è la forma più alta di assoluzione che esiste, vuol dire che mancano anche i fatti. Vorrei precisare che mi venivano contestate come illegittime cene con i miei elettori per 1.200 euro che la legge regionale permetteva. Una innocenza piena che dovrebbe far pensare chi vorrebbe che il giustizialismo immediato fosse una deriva a cui bisogna arrivare in Italia. n un mondo normale è chi ti accusa che deve portare le prove della tua colpevolezza”.
Ospite della nostra redazione di via Schiva a Imperia Alessio Saso, a pochi giorni dalla sentenza della Corte di Cassazione che, ha messo messa la parola fine alla inchiesta delle cosiddette ‘spese pazze’ in Regione Liguria tra il 2010 e il 2012, ripercorre le tappe della vicenda per la quale in primo grado era stato condannato a 2 anni e 10 mesi.
Saso pensa anche a un ritorno politica, “anche se ho fatto parte di un mondo che sta tramontando, adesso devo vedere dentro di me quale sia partito in cui andarmi a collocare, quindi in qualche modo sia più vicino a me”, sottolinea l’ex vicesindaco di Imperia ed ex consigliere regionale.
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