Cantieri, progetti: da cinque anni e qualche mese il suo nome spunta sempre fuori. Da pesce in mezzo all’acqua, peraltro: «Non ho una preparazione tecnica ma ho scoperto che mi piace molto stare nei cantieri, tra le cose concrete, e vedere la città che cambia».
Sarebbe un problema il contrario: sia il primo Galimberti che il bis si sono affidati al suo lavoro politico e propulsivo per stravolgere Varese. Assessore alla Rigenerazione Urbana, alla Mobilità e alle Infrastrutture: nello specifico di questa amministrazione significa una quantità di lavoro forse senza precedenti nel passato più o meno recente. Una missione che Andrea Civati condivide, negli oneri ma anche negli onori, con i tecnici comunali: «Il cambio di passo è merito soprattutto loro».
I cittadini intanto osservano, con il rischio di perdersi qualche passaggio. Cerchiamo di rimediare.
Assessore Civati, quando Varese potrà essere considerata adeguata dal punto di vista viabilistico?
«L’esperienza, anche di altre città, come Bergamo, ci insegna che sui temi della mobilità si apre sempre un nuovo fronte: il lavoro non finisce mai. Entro due anni, però, con il completamento definitivo del primo step, ovvero quello che riguarda l’area ex Malerba, via Selene e Piana di Luco e largo Flaiano, in entrata alla città insomma, e il comparto di via Carcano, potremo già godere di una struttura viabilistica decisamente migliore. Poi bisognerà fare il resto…»
A cosa si riferisce?
«Penso in primis all’asse piazza Monte Grappa-via Sacco: oggi è una strada tangenziale, ci passano troppe auto. Per rendere il centro molto più vivibile dovremo farne passare meno».
A proposito del centro: a inizio secondo mandato lei ha parlato anche della necessità di creare un “dialogo”, un asse migliore soprattutto dal punto di vista pedonale, tra piazza della Repubblica e piazza XX Settembre, dove sorgerà il nuovo Politeama…
«Confermo. Anche qui troppe auto, in particolare lungo via Avegno. Bisognerà lavorare sulla questione e allargare i marciapiedi: per farlo dovranno essere ridotti gli stalli blu della sosta presenti attualmente».
Meno parcheggi? C’è chi ha già contestato il progetto Politeama per questa ragione…
«Nell’area ci sono 1500 posti auto, tra il multipiano di piazza della Repubblica, il cui uso va incentivato, il Metropark e il parcheggio del Coin: si tratta della stessa capacità che hanno a disposizione, in altre città, strutture teatrali delle dimensioni pari a quella che avrà il Politeama».
Sempre in tema di mobilità: recentemente è stato a Genova, per “studiare” le soluzioni che la città ligure ha intrapreso nel trasporto pubblico…
«Una visita molto interessante: Genova è da sempre all’avanguardia sui temi della mobilità sostenibile, hanno investito molto. Hanno una flotta stabile di mezzi elettrici, è in corso di realizzazione uno dei più grandi depositi di auto alimentati ad elettrico, con 60 stalli, e stanno facendo sperimentazioni sulla propulsione a idrogeno. Sono un punto di riferimento. Noi non abbiamo ancora sciolto il dilemma tra elettrico e idrogeno per il futuro, ma di certo entro tre, quattro anni vogliamo arrivare a una flotta al 100% ecologica. Ora siamo al 20%».
Risorse PNRR: a che punto siamo?
«Abbiamo attinto a esse per la riqualificazione dell’ex Macello e di villa Baragiola, per lo studentato diffuso di Biumo e per la ristrutturazione del Castello di Belforte. Le altre opere in corso, come piazza Repubblica e Piano Stazioni, avevano già le coperture economiche. I finanziamenti del Piano, poi, tutti da intercettare attraverso i bandi, serviranno per nuove idee».
Quali?
«Beh, il Castello di Belforte è già una di esse. Non si tratta solo di un restauro e di una messa in sicurezza: la sfida sarà capire la sua migliore destinazione per la città. A tal proposito, apriremo anche un laboratorio».
E poi? I Giardini Estensi? Il Sacro Monte?
«Sì, entrambi. Il bando PNRR Parchi ci permetterebbe di far diventare un’eccellenza come i Giardini, già da molti invidiata, ancora più attrattiva, illuminata e accessibile. Sul Sacro Monte si saprà qualcosa a breve scadenza: anche in quel caso sarebbe una “rivoluzione”».
Facciamo il punto sui cantieri e sui progetti più importanti. Partiamo dal palazzetto Lino Oldrini.
«Concluderemo la progettazione esecutiva nei prossimi mesi, rispettando i tempi stringenti che ci ha dato Regione Lombardia. Sarà un’altra bellissima occasione di cambiamento, non solo per il basket: vogliamo trasformare il Lino Oldrini in una struttura polivalente, un polo di eventi e concerti che generi risorse a beneficio di tutti».
La Caserma Garibaldi.
«La prima fase dei lavori, quella di consolidamento, è a buon punto e finirà entro l’anno. La seconda, di “finitura” del polo culturale, inizierà subito dopo».
Piano Stazioni.
«Piazza Biroldi è ormai una realtà e a Giubiano ormai mancano solo gli ultimi “ritocchi” a verde, telecamere e altri aspetti legati alla sicurezza. Adesso gli operai sono al lavoro su piazzale Kennedy, in particolare sul sottopasso che consentirà l’accesso alla stazione, sul centro diurno e sulle fondamenta della nuova piazza coperta, e in piazzale Trieste, dove si sta andando spediti con la nuova pavimentazione».
Si stanno rispettando i tempi?
«Dei ritardi ci sono e non solo in quel cantiere. Ma non è una novità: la pandemia prima e le difficoltà di approvvigionamento dei materiali poi li ha resi inevitabili».
Proseguiamo. Il Politeama?
«A breve avremo il progettista che condurrà il progetto fino all’esecutivo: speriamo in un nome importante che possa darci il teatro migliore possibile. I lavori? Al via nel 2022».
Studentato? Villa Baragiola? Ex Macello?
«Nel primo caso la progettazione sarà conclusa entro l’estate e poi sarà dato il via alle opere, che verranno realizzate in lotti diversi perché si andrà ad agire su un contesto complesso e ad alta intensità. Per Villa Baragiola il progettista verrà individuato a breve, la fase di gara è già stata chiusa. Per l’ex Macello, infine, usciremo presto con un bando che punterà alla selezione di un soggetto idoneo a realizzare tanto l’intervento abitativo, quello del lotto nord, dove oggi c’è il deposito dell’autobus, che su quello sud, dove sussistono centro civico, mercato e macello storico».
E il palaghiaccio?
«I lavori viaggiano spediti. Tutti gli involucri sono già stati completati: intendo sia quello del ghiaccio, sia quello dell’edificio che ospiterà piscina, palestra, campo da padel, uffici e servizi accessori. Nelle prossime settimane si passerà alle finiture e agli esterni. Concluderemo in tempo per l’inizio della prossima stagione degli sport del ghiaccio».
Tutte le opere citate saranno concluse entro il 2026, anno di scadenza di questa amministrazione?
«Sì. In alcuni casi, per quelli legati alle risorse del PNRR, è anche un obbligo, perché requisito di finanziabilità».
Da tempo non si parla più dell’area ex Aermacchi…
«Non è un segreto che la Sovrintendenza abbia richiesto un approfondimento di carattere storico sugli edifici e che questo abbia bloccato temporaneamente l’evoluzione del progetto. L’approfondimento è in corso e la nostra posizione è sempre stata chiara e lineare: per noi le priorità sono la bonifica ambientale e l’eliminazione del degrado. Continueremo a spingere. Poi c’è l’investitore privato, che farà le sue scelte».
Che Varese sarà quella che potrà contare su tutti questi rinnovamenti?
«Una città che, tra quelle di media grandezza, sarà in grado di essere un’eccellenza sotto diversi aspetti. Quelli che già ci caratterizzano, come le possibilità offerte dal nostro contesto naturale, ma anche altri finora meno esplorati, come la cultura: saremo il polo culturale più grande della Lombardia in termini di spazi, Milano esclusa. Ogni cambiamento non avverrà fine a se stesso, compreso quelli viabilistici, ma andrà nella direzione di una maggiore attrattività. Non deve più succedere che Varese perda degli investimenti, come accaduto in passato, perché considerata poco accessibile… »
I varesini stanno cogliendo il processo in atto? E sono disposti a sopportarne i sacrifici?
«Le difficoltà ci sono e ci saranno e da parte mia non mancheranno mai comunicazione, confronto e ascolto. Gli ultimi sono stati anni di dibattiti e anche di polemiche, a volte costruite, ma è normale che ci siano posizioni differenti. Tutti, però, anche chi non ci ha votato, hanno capito che noi andiamo avanti, non ci fermiamo, perché le decisioni alla fine vanno prese. Così come va presa la responsabilità davanti a esse».
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