“Proprio quando mia figlia scappava l’aeroporto della sua città era sotto i bombardamenti, mio nipote si è spaventato, adesso ripete solo ‘ho paura, salvatemi’”. E’ il drammatico racconto di una donna ucraina che vive a Genova, che questo pomeriggio ha potuto riabbracciare la figlia e il nipotino partiti dalla Polonia, dove sono arrivati dopo essere scappati dai bombardamenti.
E’ stato un lungo viaggio a bordo del pullman messo a disposizione dalla ditta Balestrino di Pietra Ligure. All’arrivo in piazza della Vittoria in tanti hanno riabbracciato parenti e amici sfuggiti alla guerra.
“La situazione in Ucraina – ci racconta Irina, che vive a Savona - è molto brutta perché bombardano anche i palazzi civili e sparano in strade trafficate da auto con all’interno persone che vorrebbero scappare, con anziani e famiglie. I bambini hanno paura, stanno nei bunker, i fascisti russi gli danno il permesso di uscire, ma poi sparano, è difficile parlare con loro”.
“E’ stato un viaggio impegnativo, sono stati comunque 1800 chilometri – ci racconta Gianni, uno degli autisti – Noi prendevamo gente che aveva fatto decine di chilometri a piedi e lassù non saremo mai saliti sopra i 4 gradi, di notte eravamo ben sotto lo zero. I nostri li abbiamo caricati la notte tra lunedì e martedì. Abbiamo caricato tutte donne e bambini, a parte quattro ragazzi più grandi, anche loro minorenni che sono andati a Savona. Erano tutte persone molto provate da quello che hanno vissuto, dal clima e dal viaggio. La ditta per cui lavoro ripartirà venerdì o sabato”.
“Insieme a un’amica – racconta Claudia Bortolotti, una delle organizzatrici del viaggio insieme alla Caritas e alla comunità ucraina genovese - abbiamo fatto una colletta e abbiamo deciso di partire da un giorno all’altro. Ci siamo coordinati con padre Vitaliy e abbiamo cercato di progettare questa partenza. Abbiamo trovato l’autobus della ditta Balestrino, che molto generosamente ci hanno fatto pagare poco più delle spese. Insieme a noi tre volontari, un traduttore e abbiamo raccolto oltre due tonnellate di cibo, vestiari e medicinali nel giro di due giorni. Ne abbiamo raccolti altrettanti e venerdì ripartirà un bilico di dodici metri che porterà 70 letti e altrettanti materassi che saranno portati in un centro di profughi che si trovano in condizioni disperate.
I bambini hanno bisogno soprattutto di letti, nessuno all’interno di questi capannoni ha la mascherina, manca tutto. Partiremo anche con un aereo già finanziato da un privato con cui recupereremo cani e gatti. Quello che chiediamo è recuperare altri generi alimentari entro venerdì mattina che possono essere conferiti in un polo privato a Castelletto, un altro è in viale Byron 15 al monastero. Come generi alimentari chiediamo latte condensato, carne in scatola, pannolini, tutto ciò che può essere a lunga scadenza. Chiediamo anche un minimo di fondi perché è tutto finanziato da pochissime persone, avremo in animo di partire con altri due autobus, ma poco fa una ditta ci ha chiesto 11.500 euro per un solo autobus e per noi è impensabile. Presto apriremo un conto tracciabile.
Alcune persone sono state lasciate in altre regioni del nord, quattro ragazzi a Savona, un’altra persona a Milano. Abbiamo purtroppo dovuto dire di no a un paio di ragazzi poco più che maggiorenni, ma ho dovuto scegliere tra loro e una signora anziana di 82 anni che ha subito due guerre, lei non poteva aspettare un minuto di più. È stata una scelta drammatica ma non potevo fare diversamente”.
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