Riteniamo quelli di Sandro Galleani tra i nipotini più fortunati del mondo.
Non solo perché il mitico Sandrino e la cara Egidia devono essere dei nonni di un’amorevolezza e un’abnegazione pazzesche: è che noi, da inguaribili amanti della Pallacanestro Varese, pagheremmo oro la possibilità di sederci sulle ginocchia di Sandro e ascoltare i suoi racconti di più di 50 anni di basket e di Varese.
Le 10 finali consecutive, i grandi campioni stranieri, le bandiere italiane, le partite che hanno costruito identità e gloria, i dietro le quinte, le svolte nascoste, i sorrisi e i pianti: noi staremmo ore ad assorbire particolari da questo Virgilio dalle mani e dal cuore d’oro, oggi premiato con un riconoscimento che nulla aggiunge alla sua grandezza sostanziale ma che mette a posto piacevolmente una “forma”.
Chissà se Sandro inserirà un capitolo alle prossime narrazioni. Un capitolo certo marginale rispetto ai trionfi in Italia, in Europa e nel mondo, ma non sottilizziamo: la passione, la bellezza, l’estetica delle emozioni non si misurano solo con il metro del palmares. Altrimenti sarebbero rarissime.
Potrebbe intitolarsi “Il ritorno inaspettato della gioia”. La Varese di Johan Roijakkers sta scrivendo una delle serie più prolifiche della sua storia non solo nel modo più inaspettato e nella stagione dallo sviluppo più improbabile di sempre, ma lo sta facendo dopo due anni in cui il mondo dello spettacolo applicato allo sport (e il mondo in generale) si è fermato. Oggi Masnago, ebbra appunto di gioia, è come se avesse rimesso la spina nella presa, ritrovando una corrente vitale.
Potrebbe intitolarsi “Le mille vie del basket” o Il coraggio di un allenatore”. Non smetteremmo mai di scrivere e di parlare degli aspetti tecnici, tattici e mentali della Varese di Johan Roijakkers. La vittoria contro Cremona, come le altre cinque che l’hanno preceduta, ha aggiunto altri particolari alla stranezza di una squadra che non avrebbe nulla per dominare ma nei fatti lo sta facendo. Coach Galbiati l’ha preparata questa partita: le mani in faccia a Keene, il post basso dall’altra parte per attaccarlo, il pick and roll che è il marchio di fabbrica di Poeta e Spagnolo. Rimandato al mittente. Come De Raffaele, Molin, Caja, per poco anche Scariolo. La velocità dei corpi e delle esecuzioni, l’intensità perpetua data da rotazioni mai così profonde, il continuo movimento offensivo (soprattutto dei lunghi), la conseguente assenza di punti di riferimento, oggi la difesa perfetta che ha in pratica quasi disinnescato i giochi a due ospiti: le scelte dell’olandese e le risposte dei suoi sul parquet stanno diventando ostacoli insormontabili per coloro cui si parano davanti.
Potrebbe intitolarsi “Il piacere della scoperta”. Due protagonisti stavolta, dopo i tanti sempre diversi delle puntate precedenti. Il primo è un ragazzo caraibico che sta dimostrando un’intelligenza emotiva tra le più pronte e spiccate mai viste da anni. Dopo la gara contro Bologna Roijakkers era stato brutale: “Reyes se non difende non gioca”. Tre gare in seguito siamo risaliti a 20 minuti, anestetizzando e innervosendo Pecchia. Il secondo è un italiano di orgine eritrea pescato dal nulla (come Roijakkers in fondo) che simboleggia, quasi più di Sorokas, il trasformismo tanto caro al Re Mida orange. Ce l’hanno presentato come ala: tolto il centro, è in realtà quattro ruoli. Oggi ha anche portato palla, ha difeso su Poeta, ha colpito in entrata e da fuori. Aggiungete i due baltici e le loro posizioni in campo, lo “small ball” estremo con Reyes o con i tre non piccoli ma “piccolissimi” (Keene, De Nik e Librizzi) e siamo arrivati al punto: per gli avversari questa Varese non è riconoscibile. Punto.
Potrebbe intitolarsi “L’attesa fiduciosa del domani”. Sei vittorie su sette significano rivoluzionare il proprio mondo. Ora i punti in classifica sono 18, il posto occupato è l-ottavo. La retrocessione è un incubo lontano sei punti e molto di più se ci si toglie la calcolatrice dalle mani e dalla testa, ci si astiene dalla voglia di fare tabelle, programmi e divisioni e ci si concentra su quello che rivelano gli occhi. Attendere il domani, oggi, è un piacere sottile e inebriante.
Buon racconto Sandro.
Commenti