Maltrattamenti in famiglia ai danni delle donne: i numeri salgono vertiginosamente. In poco più di un mese e mezzo, nella sola realtà genovese, ci sono state qualcosa come sessantasette richieste di aiuto.
Se pensiamo che solitamente chi ha il coraggio di denunciare questa situazione è la punta dell’iceberg possiamo immaginare cosa sta accadendo da alcuni anni nelle famiglie del capoluogo. Perché, se da una parte ci sono le donne che chiedono aiuto dall’altra anche gli uomini, secondo l’Istat, subiscono violenze, non fisiche ma psicologiche.
Il risultato, sinteticamente, è sconfortante: la famiglia italiana ha problemi che rischiano di disgregarla. A farne le spese, sempre più spesso, sono i bambini.
Le richieste di aiuto, al Centro antiviolenza di Genova, da inizio anno, come dicevamo, sono state sessantasette e se durante il lockdown nella primavera di due anni fa alcuni rapporti familiari sono stati messi alla prova, la statistica di questo inizio anno non fa tirare certo un sospiro di sollievo.
“La tipologia di violenza che maggiormente viene raccontata - spiega Silvia Cristiani del Centro antiviolenza Mascherona di Genova - va da quella psicologica, fisica a quella economica. Senza dimenticare le minacce e le violenze a sfondo sessuale. Nella maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a relazioni che vanno avanti da diversi anni. Non esiste una causa scatenante specifica che determina l’insorgere degli atti violenti. La violenza è indipendente da problematiche di dipendenza da droga, alcool o dalla gelosia: questi possono essere considerati elementi facilitanti, non determinanti. Troppo spesso le motivazioni vengono strumentalizzate nel tentativo di dare una giustificazione al comportamento violento che viene poi definito come forma eccessiva di amore. La violenza non ha nessun legame con l’amore - prosegue la Cristiani - è il mero tentativo di usare un potere su un altro essere umano e il momento nel quale una donna rischia di più è quando decide di andarsene o separarsi”.
Non a caso questi sono i moventi che portano all’omicidio di una donna, madre di famiglia, moglie o compagna.
Un ulteriore dato. “Lo scorso anno delle 476 donne che hanno contattato il Centro - termina Silvia Cristiani - oltre 250 hanno proseguito con un percorso di fuoriuscita dalla violenza”.
Una riflessione riguardo al problema: al momento non è facile capire quale sia la giusta percentuale sia per gli uomini sia per le donne che sono vittime di maltrattamenti in famiglia. I risultati delle statistiche, in Italia, sono aggiornate all’anno precedente, e sono quelle degli omicidi dove le vittime sono donne.
E’ necessario non sottovalutare anche il numero dei maltrattamenti dietro i quali ci sono persone che soffrono, che subiscono violenze nell’ambito familiare e vivono questa drammatica situazione, ogni giorno, come un incubo. Ma hanno trovato il coraggio e la forza di denunciare, per cercare di tutelarsi ed evitare di finire, poi, in una orribile statistica.
Commenti